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INTERFACE |
Interface III |
Mellow |
2000 |
JAP |
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Gli Interface fanno musica fortemente ispirata ai King Crimson (periodo '73/'74, ma con puntate agli ultimi episodi di Fripp e soci); non tanto da considerarli dei cloni magari (anche se, in certi momenti...), ma con molti riferimenti e sonorità da essi mutuate. Questo sia detto per avvisare chi prova repulsione per tutto ciò che non è originale o unico. Fatta questa doverosa premessa, c'è invece da dire che il quartetto di Osaka è capace di offrirci un set di composizioni che oscillano tra lo sperimantalismo e la ricerca della melodia, con intermezzi forse inutili e riempitivi qua e là, ma il tutto va visto nell'ottica della complessità dell'opera, nel suo insieme: non so davvero se l'album è da considerare un concept, ma i brani sono in pratica legati l'un l'altro. Non si parla di mega-suite comunque, dato che essi conservano ognuno la propria autonomia e peculiarità, ma l'impresione è quella di ascoltare lo svolgersi di un'opera unica, pur coi suoi episodi ben distinti. La chitarra urlante di Masahiro Nod si alterna con le melliflue arcate sonore create dal Mellotron; i testi in giapponese non sono invadenti e non rappresentano, come per molte produzioni del Sol Levante, una nota a sfavore nel contesto generale. In definitiva si tratta di un album dalle ottime potenzialità per essere apprezzato dal pubblico di ascoltatori Prog, frutto di un'ispirazione genuina ancorché non originalissima.
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Alberto Nucci
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