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SYRINX |
Reification |
autoprod. |
2003 |
FRA |
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Da non confondere con l'omonima band olandese che qualche hanno fa si affacciò nel mondo del prog con un album sullo stile dei Rush, questa nuova proposta dalla Francia è avvolta da un alone di mistero, visto che i quattro musicisti coinvolti nel progetto Syrinx hanno preferito mantenere l'anonimato. Si sa che suonano chitarra acustica, tastiere, basso e batteria, che il loro lavoro, iniziato nel 1999, vede con "Reification" il primo passo verso una produzione discografica più ampia per l'elaborazione di quella che viene denominata Metamorphic Music e che si presentano con un artwork attraente, professionale e che pure contribuisce ad aumentare il fascino arcano con i suoi disegni, i riferimenti mitologici e filosofico-religiosi e i simboli esoterici presenti. Ispirata dalla ninfa Siringa e dai concetti della Gnosi (riguardo queste tematiche, per approfondimenti vi rimandiamo al loro interessante sito), la band transalpina, in realtà, si cimenta in un progressive strumentale di discreta fattura, anch'esso abbastanza misterioso, con un sound drammatico ed un po' oscuro ben creato dalle tastiere e dalla chitarra acustica. Le trame tra i due strumenti e i temi guidati dalla sei corde sono decisamente intriganti; se a tratti possono venire in mente gli Shylock più atmosferici o certe soluzioni crimsoniane, bisogna dire che si tratta di paragoni da prendere con le molle, poiché i Syrinx puntano su sonorità fluttuanti, ma lineari, il cui sviluppo è scorrevole nonostante l'aria cupa che si respira. I cinque brani dell'album sono abbastanza lunghi (si va dai 7 ai 17 minuti) e seguono i descritti umori umbratili che tengono in apprensione l'ascoltatore, ma senza mai raggiungere sonorità troppo asfissianti. Il risultato globale è positivo, anche se, a causa di una certa ripetitività, non proprio eccezionale, e penso che valga la pena ascoltare la proposta dei Syrinx, in attesa, però, di successivi sviluppi, e nella speranza che il gruppo riesca a migliorarsi ed a raggiungere la piena maturità.
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Peppe Di Spirito
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