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TEMPUS FUGIT Tales from a forgotten world PC Mello 1997 BRA

Tempus Fugit = Fiorentina!!! Vi chiederete cosa c'entrano quattro musicisti brasiliani con l'ensemble di Malesani e Batistuta (già... ndR): non saranno parenti di Edmundo O Animal o, peggio, nuovi acquisti esotici di Cecchi Gori? Nulla di tutto questo, ma un'analogia c'è: ascoltando e riascoltando quest'album mi è tornata più volte in mente la stagione in corso dei gigliati (!); già, perché proprio come i viola, il quartetto carioca gioca bene, ma al momento di diventare grande, getta al vento la più facile delle occasioni. Mi spiego meglio: ottimi musicisti, discreta voce, ottime idee ma ogni tanto, e su quasi tutti i brani ("The goblin's trail" e "War God" su tutte), Ary Moura (batteria e percussioni elettriche) viaggia decisamente fuori tempo. Al primo ascolto temevo fosse il mio stereo a far le bizze. Venendo a toccare argomenti esclusivamente musicali (era ora, dirà qualcuno - già... ndR), "Tales from..." è un buon lavoro, molto vicino al prog romantico di matrice anglosassone dei primi anni '80. L'intro riporta alla mente gli Eloy dei tempi migliori, mentre in altre occasioni troviamo suoni vicini agli iberici Harnakis (e chi li ricorda?), come in "Song for a distant land") ma soprattutto gli Abel Ganz di "Gratuitous flash". Tra i brani migliori citerei senz'altro "War God", nonostante Moura sbagli gol a ripetizione (troppo bello il volo finale tra un'allegra chitarra e tastiere incantate), la mini-suite "Bounera", la straziante "Song for a distant land" e soprattutto il brano di chiusura "The Lord of a thousand tales". Veramente un bel lavoro, da sentire e risentire, peccato per quelle maledette percussioni elettriche fuori tempo che non permettono ai Tempus Fugit di vincere il campionato e la coppa Italia. Complimenti ad André Mello (tastiere e voce) ed Henrique Simoes (chitarre, cavaquinho e mandolino).

 

Max Pieretti

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