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PAOLO BERTELLI |
Una storia del Prometeo |
autoprod. |
1987 (Musicando 2003) |
ITA |
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Conoscevo già Paolo Bertelli come entusiastico fac-totum della label Musicando (poche ma decisamente buone le produzioni selezionate), ma fin qui ignoravo che egli avesse mai avuto un ruolo attivo come compositore ed esecutore. "Una storia del Prometeo", concept strumentale che reca come sottotitolo "collage sonoro per mimo", consta di due sole tracce la cui durata complessiva sfiora però la mezz'ora. La registrazione - datata 1987 e realisticamente definita nelle note del libretto più che artigianale - è quella che è, nondimeno va apprezzato lo sforzo di porsi in una dimensione anticonvenzionale. Infatti Paolo Bertelli (basso e tastiere), Stefano Franchi (percussioni), Stefano Benini (sax alto e flauto), Franco Taddia (chitarra ed effetti sonori) e Ruggiero Cavicchioni (effetti elettronici) non escogitano davvero facili lusinghe per compiacere l'ascoltatore, preferendo avventurarsi in climi molto sperimentali ed improvvisativi. Nella Parte Prima c'è largo spazio per percussioni etnico/tribali, per estemporaneità bassistiche e per impressionismi elettronici: siamo nell'ambito concettuale del Telaio Magnetico e delle indagini estreme dei Dedalus di "Materiale per tre esecutori e nastro magnetico", mentre le aeree cosmicità richiamano talora le atmosfere dell'Albergo Intergalattico Spaziale; belli gli inserti di flauto nel finale. Tali tematiche trovano una maggiore messa a punto nella Parte Seconda, che parte con alcune violente piroette del sax su un sottofondo effettistico, poi la chitarra interseca i multiformi aromi stranianti delle tastiere: convince assai, in tal senso, la ricerca elettronica sullo stile dei primissimi Tangerine Dream e, in generale, di tutto il kraut-rock più colto. Intermezzi rumoristici preludono ad altri inserti space, e si chiude con la ripresa del tema iniziale, ad evidenziare l'eterno ciclo delle cose della vita. Come in altri casi similari, per un giudizio più compiuto anche qui gioverebbe poter verificare direttamente l'integrazione del messaggio sonoro con quello visuale, parte integrante del progetto; anche così, comunque, abbiamo un esempio probante di come si possa essere creativi rifuggendo le banalità.
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Francesco Fabbri
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