Combinare rock sinfonico, folk medievale e nordico, musiche orientali e psichedelia: questa è la scommessa di questo gruppo... e la scommessa è stata vinta, a quanto è dato sentire in questo bell'album. Lungi dal lasciarvi intimorire dallo strano miscuglio sopra descritto, vi consiglio certamente di dare una chance a questo disco: una sola, bastano pochi secondi delle prime due tracce per convincere il più scettico prog-sinfonico, ne sono sicuro. Lasciatevi incantare dalle strane atmosfere qui racchiuse, sostenute da un ensemble di strumenti che annovera Mellotron, flauto, violino e viola, mandolino, sitar, saz e zither, con la partecipazione non straordinaria di Håkan Almkvist degli Ensemble Nimbus. Le atmosfere che vi accoglieranno sono misteriose e costruite per affascinare l'ascoltatore, ma in nessuno degli 11 brani presenti una tendenza sopraffà l'altra, riuscendo nell'impresa di costruire il connubio accennato all'inizio, non come strano miscuglio di generi e sonorità slegati tra loro, un guazzabuglio più o meno organico in cui l'ascoltatore può trovare di tutto, gli piaccia o meno, solleticando finemente il suo palato con piccoli assaggi qua e là. No; il risultato che possiamo qui ascoltare è quanto di più organico possiamo ascoltare, e al termine del cd ci parrà sensato immaginare che nei villaggi scandinavi di 5 secoli fa si suonasse il sitar o che in India il Mellotron fosse di casa...! Un album che riesce in questo ed altro; sperimentatelo!