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ROUND HOUSE |
Wings to rest - Live@2001 in Osaka |
Music Terms Presents |
2001/2002 |
JAP |
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Purtroppo al vostro recensore non hanno ancora insegnato a decifrare gli ideogrammi giapponesi, dunque dovrete accontentarvi di ciò che sono riuscito a desumere dai pochi dati in caratteri occidentali presenti nei booklet dei due CD. I nipponici Round House, attivi (forse...) dal 1975 al 1985, con "Wings to Rest" ci offrono un ventaglio di pezzi risalenti al biennio '78-'79. Rimarchevoli i meriti musicali del quintetto, dedito ad un pimpante jazz-rock progressivo esclusivamente strumentale.
Le nove tracce, di media lunghezza, snocciolano piacevoli dialoghi fra le ben due chitarre soliste e le tastiere, sul substrato di una sempre competente sezione ritmica. Il gran lavoro del bassista Yosiaki Uemura si apprezza ad esempio in "A Splendid Dangerous Person", dove poi le buone variazioni generali di registro permettono di architettare melodie degne di nota; l'ottimo amalgama della band si conferma nella title-track, che alterna frammenti più virtuosistici a passaggi in cui ha modo di distendersi la cantabilità di ogni singolo strumento. Questo tipo di sound, che sposa idealmente raffinatezze e carica emotiva, mi ha ricordato Arti & Mestieri e Baricentro; viceversa, mi sembra abbastanza lontano il pianeta-Canterbury. Se proprio si volesse citare un nome inglese, direi piuttosto Brand X.
Nel "Live@2001 in Osaka", la formazione risulta immutata per tre quinti: oltre al bassista, ritroviamo il chitarrista Masayuki Kato e il batterista Hiroshi Natori, mentre i sostituti non fanno rimpiangere i vecchi membri, anzi: una maggiore ampiezza dello spettro sonoro si evince sin dall'inizio, ossia da "A Last Judgement", un bel pezzo dotato di una progressione quasi crimsoniana, mentre l'Hammond crea un'attraente situazione vintage. Lo stesso vale per "Romantic Rally", con un aggressivo riff chitarristico ai limiti dell'hard che è in assoluto uno dei momenti migliori dei due dischi, e convince pure "Out of 3-Dimension": ad un'effettistica intro segue un serrato duello tastiere/chitarra, da cui scaturiscono pregevoli armonie. Menzione d'obbligo per i 15' di "Tour of the Deep Ocean", che parte ai confini dell'ambient ma poi si scatena in una direzione quasi epica; uno squarcio melodico, inoltre, ha un sapore marcatamente italiano. "Jin.Zo-Ni.N.Gen" è un'altra traccia elaborata e vivace, e vi fa capolino pure il mellotron. Certe composizioni dei Round House, è vero, sono indirizzate verso una più tranquilla fusion che i non appassionati del genere potrebbero trovare un tantino noiosa, però il puro manierismo è qui evitato, e l'ascolto almeno del live si può senz'altro consigliare. Semplici ma di gran classe le copertine dei due CD.
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Francesco Fabbri
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