Nella sua opera di riscoperta di materiale canterburiano, la Cuneiform Records riesce a pubblicare un interessante cd di uno degli artisti simbolo affermatisi nella celebre cittadina del Kent. Il grande Robert Wyatt ci viene qui presentato in diverse fasi della sua brillante carriera. Da segnalare innanzitutto le quattro canzoni di apertura, registrate nel settembre del 1974 per la BBC, in cui il musicista regala con voce e tastiere quelle stesse suggestioni commoventi che traspaiono dal suo capolavoro “Rock bottom”. Si tratta senza dubbio del top dell’album e dubito davvero che riascoltare autentiche gemme quali “Alifib”, “Soup song” e “Sea song” non farà correre un brivido di emozione dietro la schiena. Altre cinque tracce riprendono invece un’altra trasmissione della BBC datata dicembre 1972, in cui troviamo qualcosa di più ricercato ed un po’ di ironia, con l’accompagnamento di Francis Monkman alle tastiere in una sorta di jazz molto personale. Ci sono poi i quasi otto minuti onirici della composizione, registrata nel 1973, che dà il titolo all’album oggetto della recensione, che rappresentano la colonna sonora del film omonimo e con i quali sembra quasi dimostrarsi il passaggio che porta Wyatt dall’avanguardia ad un avvicinamento alla musica più coinvolgente che si rivelerà in tutto il suo splendore con “Rock bottom”. Altri due brani, recentissimi visto che sono datati 2002-2003, sono più sperimentali, vedono la presenza di Hugh Hopper al basso e ai loops e sono caratterizzati da atmosfere rarefatte ed un pizzico di elettronica. Infine c’è anche un demo casalingo registrato nel 2003 a casa dello stesso Wyatt che pure riesce a far emergere la grande sensibilità di questo straordinario artista. Nonostante una certa mancanza di omogeneità, lo stile e la levatura di questa vera e propria icona del progressive affiorano distintamente e sono certo che i fan di Wyatt non rimarranno delusi da un simile prodotto.