|
C'era una volta il prog di matrice inglese. Venne poi il new prog inglese, cugino di secondo grado di questo. Infine è arrivato il prog inglese anni '90, senza alcun rapporto di parentela con i predecessori dai quali ha ereditato il nome. Realtà volatile se paragonata alla consistenza delle vecchie espressioni, il prog inglese anni '90 è un'entità alquanto vaga... i migliori esponenti possono essere individuati in IQ, GRACE, CITIZEN CAIN e simili... gruppi un po' datati per essere annoverati tra le nuove leve britanniche. Fra prog tendente al pop, pop con venature prog e altri sotterfugi ideati per rappresentare una musica che, per quello che ha sino ad ora mostrato, non verrà ricordata con eccessivo rimpianto negli anni futuri, la speranza che tutti coltivano è una crescita qualitativa che faccia progredire il movimento e renda il prog inglese anni '90 degno del nome che porta. Proprio in quest'ottica, nell'attesa di un miglioramento che riporti la scena ai fasti che le erano propri, va salutata con interesse l'uscita del secondo lavoro dei LEGEND: "Second sight"... decisamente migliore rispetto all'opera prima. Si dia un voto da 1 a 10 a "Light in extension", positivo o negativo che sia, per avere un indice del livello di "Second sight" è necessario aggiungere a questo due punti... non meno! Risolto il maggiore problema che gravava sul disco d'esordio, la ben nota (ed altrettanto infame) batteria, il suono del gruppo ha anche raggiunto un diverso equilibrio chitarre-tastiere (a vantaggio delle seconde), ha abbandonato l'irruenza di suoni inopportunamente aggressivi e, nota di maggiore interesse, evidenzia una struttura meno lineare e leggera a vantaggio di soluzioni più interessanti. Lavoro non indispensabile ma sicuramente fra i migliori parti anni 90 d'oltremanica, senza ombra di dubbio il migliore fra i gruppi neonati (...mi ripeto a scanso di equivoci: buona riuscita per un gruppo inglese è ad anni luce di distanza dal livello raggiunto, ad esempio, in Italia). A passaggi tipicamente "Light in extension" si frappongono partiture più ardite e sviluppi strumentali sorprendenti tanto che la bellissima voce di Debbie Chapman, che pareva la migliore caratteristica del gruppo, non prende parte ai momenti più accattivanti del disco (si veda ad esempio la conclusione strumentale dei 13 minuti di "The wild Hunt"). Registrato e presentato con particolare cura, distribuito in Europa dalla Sony e massicciamente pubblicizzato anche attraverso canali ufficiali, pare i LEGEND abbiano deciso con questo disco di fare il salto di qualità; se ce la dovessero fare e, persone fino ad ora vergini ai suoni progressivi comprassero il CD, penso che il buon nome del rock progressivo non sarebbe in pericolo. (P.S.: per la cronaca esiste anche un'edizione del CD numerata a 1.000 copie).
|