|
LETHE |
Nymphae |
Mellow |
1993 |
ITA |
|
Dopo lunga gestazione, vede finalmente la luce, per la Mellow Records, il primo CD dei milanesi LETHE. "Nymphae", a mio modesto parere, è la prima importante uscita prog dell'anno e comunque indica chiaramente che il 1994 vedrà il movimento progressivo italiano ai vertici, come da tradizione. Riguardo ai LETHE, vi rimando all'intervista, per quanto concerne "Nymphae", si tratta di cinque brani che comprendono il meglio di quanto già uscito sui due demos precedenti, più un inedito. Ed è proprio dall'inedita "Il sentiero" che voglio iniziare perché secondo me esprime tutta la grande potenzialità tecnica e creativa del gruppo. Si tratta di un brano delicato di prog acustico e barocco dove risalta la notevole abilità del chitarrista Valerio Vado e dove ha modo di esprimersi la passione del cantante Stefano Fornaroli per il flauto. Il pezzo più completo è senz'altro "Via della seta", che ha una progressione musicale notevole con un inizio orientaleggiante che incuriosisce e tiene in sospeso l'ascoltatore. "Via della Seta" è divisa in tre movimenti ma non si può definire come una vera e propria suite, termine più adatto al lungo pezzo di chiusura "Sintesi". Prendendo spunto da quest'ultimo, voglio rimarcare un'altra caratteristica positiva dei LETHE, cioè i testi che non sono mai banali o stereotipati; ascoltare per creder il quarto movimento "Altre Ombre" della succitata "Sintesi", molto importante nell'economia musicale della band, il lavoro del tastierista Lorenzo Gervasi che ha modo di esprimersi in particolare nel pezzo d'apertura "Caccia alle streghe", brano che ormai si può definire (per chi già li conosce) un classico dei LETHE. "Hey Syd" completa il CD: è un brano dedicato a Syd Barrett, anima folle dei primi PINK FLOYD, ed anche un gioco di parole basato sulla pronuncia del titolo stesso ("acido"). Insieme a "Caccia alle Streghe", quest'ultimo è un brano di più ampio respiro e si fa notare per la coesione di tutti i musicisti del gruppo, con l'ottimo bassista Fabio Sanzo e la batteria di Pietro Paganelli in bella evidenza. Concludo dicendo che ho volutamente evitato paragoni con altri gruppi per far sì che voi appassionati possiate scoprire da soli le qualità di questo gruppo italiano emergente che, per la passione dalla quale è animato, merita, ed io gliela auguro, molta fortuna.
|
Fabrizio Bordone
Collegamenti
ad altre recensioni |
|