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MONTEFELTRO |
Il tempo di far la fantasia |
Musea |
1992 |
ITA |
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Molti negli ultimi mesi mi hanno chiesto informazioni su questa nuova band romana entrata a far parte della scuderia Musea; io ho risposto a questa domanda descrivendo la loro musica come un interessante connubio tra quella dei seguenti gruppi: GENESIS, ORME ed EZRA WINSTON. Questa recensione potrebbe anche finire qui, se non temessi rappresaglie di tipo fisico e morale da parte dei Perfidi Redattori. Proseguirò invece descrivendovi la struttura di questo primo album dei MONTEFELTRO (nome ispirato dal duca Federico da Montefeltro, il cui nome è legato al palazzo ducale di Urbino, riferimento e modello per molti studenti di architettura), dominato dalla suite d'apertura "Canto n. 1", della durata di oltre 22 minuti e divisa in dieci movimenti. La musica dei due MONTEFELTRO (essi sono coadiuvati da due esterni) si snoda in modo fluido e scorrevole attraverso le parti da cui è composta la suite ed i minuti scorrono via senza fatica nell'ascolto; ecco un disco che, senza concedere nulla alla banalità, può benissimo essere ascoltato distrattamente in macchina senza perdere granché della sua bellezza. Possiamo goderci fin dall'ottima introduzione il fine rincorrersi di temi veloci ed attimi di pausa con le chitarre di Attilio Virgilio (il quale usa in uguale misura l'acustica e l'elettrica) che intarsiano e guidano al tempo stesso il grosso lavoro svolto dai suoi tre compagni di viaggio. Le parti vocali sono brevi e certo non invadenti, tendenti soprattutto a sottolineare, più che coprire, la musica. Alcuni colpi di cannone ci annunciano la conclusione di questo scoppiettante "Canto n. 1".
"La collana riflettente" è una canzone che permette finalmente ampia possibilità di mettersi in mostra un batterista dalle qualità non disprezzabili, mentre le tastiere (grande importanza data al piano, fra queste) non sono certo in sordina, ma quasi mai assurgono al ruolo di protagonista della vicenda, se si eccettua la suadente interpretazione di "Nel labirinto", pezzo che chiude più che degnamente l'album. Un occhio di riguardo va riservato anche ai testi, rappresentato da brevi poesie (il lavoro è essenzialmente strumentale) scritte da Attilio e spiegate concisamente all'interno del libretto allegato al CD. Esse traggono spunto da leggende e fatti del vicino medioevo italiano (la suite iniziale ha come sottotitolo "Lettera ad un amico del 1400"), autentico periodo ispiratore per i nostri, i quali ne traggono spesso ispirazione anche dal punto di vista musicale. Ascoltiamo quest'album e rendiamoci conto che è davvero il tempo di far la fantasia, con un grosso ringraziamento per questi 2 (+2) romani di cui, già da ora, attendiamo future notizie.
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Alberto Nucci
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