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PIERRE VERVLOESEM |
Grosso modo |
Carbon 7 |
2002 |
BEL |
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Inciso nel giro di due giorni scarsi, “Grosso Modo” (il titolo è già paradigmatico) rivela tutto il fastidio che il chitarrista belga Pierre Vervloesem e i suoi accoliti evidentemente nutrono verso forme artistiche precostituite. Le nove tracce strumentali del CD sono infatti delle pure improvvisazioni, condotte comunque con una certa sagacia tattica e nel corso delle quali fanno capolino le lezioni di alcuni grandi numi dell’anticonvenzionalità.
La chitarra lancinante e il basso rutilante di “Hairdressers Go Home” deflagrano in orbita King Crimson; presenti anche certe follie zappiane che ritroviamo poi in “Olympic Troubles”, uno dei miei pezzi preferiti in virtù di belle invenzioni melodiche contrappuntate da notevoli cambi di tempo, in cui emerge tutta la bravura della sezione ritmica. Sa di Magma “Anti Caking Agent”, che prelude alle limpide trame jazz di “Amazing Grease”, squarciate da un noise peraltro accorto e ragionato. “Smacked Down by the Lord Again” delinea un’atmosfera malinconica e quasi perniciosa che si riassesta nelle dissonanze di stampo avantgarde di “Have You Seen Me?”: i dettami del rumorismo del terzo millennio sono ben assimilati. Scherzosi giochi elettronici, in stile anni ‘80, caratterizzano “The Terrible Rage of the Shy”, prima delle sperimentazioni Zeuhl music della violenta “Full Metal Carpet”, con stranianti passaggi basso/fiati. Chiudono alla grande i quasi 14 minuti di “Nobody’s Listening Anyway”, dove si rimarcano certe ironiche dissonanze che lasciano il posto a crescendo tonali tipicamente frippiani.
Non un disco per tutti, questo è ovvio; ma chi non identifica il prog col rock romantico o sinfonico e si bea, al contrario, del gusto weird presente in progetti quali Ixt Adux e Traumfabrick, non potrà che apprezzare “Grosso Modo”. Eppoi non è simpatico un gruppo che, nel libretto, al posto delle solite foto di strumenti ci presenta delle patate sagomate a forma di tastiera, chitarra, basso e bacchette di batteria?
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Francesco Fabbri
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PIERRE VERVLOESEM |
Rude |
2004 |
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