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TISARIS |
Once humanity... |
P.R.W. |
1994 |
BRA |
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Secondo parto discografico per i brasiliani TISARIS dopo l'esordio di "What's beyond?" del 1992. Se l'opera prima metteva in mostra una band dotata di una buona carica emotiva smorzata però da numerose ingenuità soprattutto negli arrangiamenti, con questo "Once humanity" il quintetto, che ha nel frattempo sostituito il bassista, pare aver deciso di lavorare con maggior cura sulle composizioni. Il risultato è un album più ponderato ed elaborato, sicuramente superiore al predecessore. Un concept dai toni biblici ed apocalittici (praticamente un'unica suite di 70 minuti) si snoda su una musica che ha i suoi principali punti di riferimento nei PINK FLOYD (le chitarre) e nei primi MARILLION (i cantati), offrendoci soluzioni compositive sovente assai piacevoli. E' evidente che i TISARIS ricercano il pathos, il passaggio d'atmosfera in linea con i contenuti delle loro liriche, ma così facendo finiscono spesso con l'apparire un po' predicatori... qualche momento di maggiore allegria, tanto per spezzare la seriosità dell'incedere, non avrebbe perciò guastato. Certo che i TISARIS non inventano niente di nuovo, a ben vedere non riescono nemmeno a presentare in maniera personale idee già sfruttate: ascoltando i cinque mi vengono in mente quei ragazzi che a scuola tentano di copiare senza farsene accorgere ma finiscono sempre con l'esser beccati. In fin dei conti stavolta il professore può però anche chiudere un occhio, ed assegnare al compito un voto più che sufficiente: i cinque riescono infatti a ritagliarsi una posizione degna di rispetto all'interno di una scena progressiva brasiliana che ultimamente ha cominciato ad offrire qualche prodotto un po' al di sotto della media.
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Riccardo Maranghi
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