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THE MUFFINS Double negative Cuneiform Records 2004 USA

Dopo "Bandwidth", magico compendio di sonorità jazz-rock-canterburiane, spiazza un po' l'ascolto del nuovo album dei Muffins. Il lunghissimo "Double negative" (79 minuti), infatti, sorprende perché, nel corso del suo ascolto, è possibile imbattersi in passaggi un po' inconsueti per il gruppo americano. Anche se resta un fulcro musicale caratterizzato dall'utilizzo di un'ampia gamma di strumenti (oltre quelli tipici del rock, c'è un continuo andirivieni di fiati e archi di ogni tipo), molte composizioni prevedono dei suoni tastieristici che vanno a sfiorare (se non proprio a toccare pienamente) ambientazioni sinfoniche. I musicisti si impegnano, così, in una proposta più altisonante (sia per stile, che per timbriche) ed un po' meno sperimentale rispetto ai loro standard abituali. In questo senso sono da segnalare i rinvii agli anni '70 di "Writing blind", le belle orchestrazioni in "The ugly buttling" o le trame e i cambi di atmosfera di "Childhood's end" e "Angel from lebanon". I brani migliori, tuttavia, sembrano essere quelli più brevi, nei quali si condensano al meglio le caratteristiche del passato e la classe del gruppo e nei quali i fiati vanno in primissimo piano, vedi la divertente "Choombachang", "The man in the skin-painted suit", il jazz strascicato di "5:00 shadow" e le dissonanze di "Metropolis". Alla fine, viene fuori uno strano ibrido che ha in sé elementi di romanticismo e sperimentazione. Alla lunga stanca un po' anche chi è avvezzo ad un certo tipo di musica, ma non si può certo parlare di brutto cd, anzi, la bravura della band si avverte sempre e si può tranquillamente affermare che si tratta di un buon lavoro, ma dai Muffins è lecito aspettarsi molto di più...

 

Peppe Di Spirito

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