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LUCIANO ''VARNADI'' CERIELLO |
Muoviti i fili |
Afre Music |
2005 |
ITA |
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Cantautore partenopeo che ha già alle spalle diverse incisioni e lusinghiere partecipazioni a rassegne e concorsi, Luciano "Varnadi" Ceriello coinvolge ora, nella messa a punto del nuovo CD, un noto musicista/personaggio/agitatore culturale: Pas Scarpato, artefice del maiuscolo debutto dei Malaavia, il quale, oltre a suonare basso, chitarre e tastiere, arrangia graziosamente il tutto e chiama alla corte un altro frammento di Malaavia, ovvero il tastierista Oderigi Lusi.
Logico che, con tali premesse, "Muoviti i fili" racchiuda un cospicuo appeal progressivo, e non è peregrino l'azzardare che il disco saprà ritagliarsi un ruolo cult nell'ambito di quel nostro ‘cantautorato evoluto' che, negli scorsi decenni, ci ha regalato autentiche perle, vedi Gianni D'Errico, Claudio Fucci, Pierpaolo Bibbò, Franco Maria Giannini e così via.
I fili a cui si riferisce il concept sono quelli che costringono (ineluttabilmente?) l'uomo entro determinati canoni. E così il fluire del tempo, la moderna dipendenza da videogame, il dolore fisico e spirituale generato dalla guerra e dalle molteplici avversità della vita rischiano di diventare insopportabili gabbie, a meno che non si tenti di affrancarsi da tutto ciò: anche laddove spezzare certe pastoie è impossibile, perlomeno è lecito provare ad allentarle. Su questi temi - e altri - Ceriello ricama i suoi bei testi, ricercati e un po' ermetici, che ovviamente costituiscono una parte essenziale dell'opera. Questi vengono cantati ma anche recitati, e in entrambe le circostanze ha modo di emergere la profonda voce del Nostro, spesso probantemente contrappuntata dai vari ospiti femminili. Tranne due o tre casi, i quindici pezzi sono piuttosto brevi, almeno nell'ottica di certi 'sacri riti progressivi'; tuttavia la sostanza musicale non può davvero dirsi trascurata, e il lavoro di Scarpato è sempre versatile e lucido: lo si evince fin dall'eccellente incipit di "Tempus immobile", col suo tenue, bucolico, raffinato arrangiamento, che presto evolve nella forte presenza chitarristica de "Il tempo", traccia che contiene peraltro un velo di ironia che ritroviamo, in forma più decisa, nell'atto finale "La favoletta". Bene anche "Il canto della vita" e la divertente "Come una danza sufi" (malgrado il titolo, no relation with Battiato), mentre in alcuni passaggi comunque indovinati ("Pace a Milano", "Padre, muovimi i fili" e la già citata "Il tempo") affiora un pizzico di Enrico Ruggeri. Rimarchevoli, poi, le intuizioni armoniche de "La visione dell'arte" e la scanzonata corrosività di "Hot videogame", a completare un quadro che sarebbe ideale se non sussistessero quei momenti - per fortuna limitati - in cui la scansione dei testi si fa ritmica e monotonale, avvicinandosi a stilemi simil-rap che non convincono appieno ("La protesta").
Ma tutto ciò non inficia affatto la positività del giudizio complessivo, stante la naturale predisposizione di Ceriello & soci nel costruire melodie e riff degni di nota, di quelli che si stampano bene in testa e, al secondo ascolto, paiono ancora più belli. Un disco rispettoso della tradizione e moderno al tempo stesso: tanto per dare un'idea, chi già conosce e apprezza Massimo Volume, Scisma e Nicola Randone non rimarrà certo deluso.
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Francesco Fabbri
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