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SERRAS Stand clear of the closing doors, please Go' Danish Folk Music Production 2004 DAN

Vincitori grazie a questo album del Danish Music Award come miglior gruppo dell'anno, i Serras rimangono comunque semisconosciuti, persino nell'ambito dell'attento panorama della musica progressiva che dolcemente contamina le loro influenze tradizionali. Dopo un paio di album profondamente ancorati al folk danese (l'omonimo "Serras" ed il successivo "Second Hand" erano interamente basati sulla rielaborazione di antiche melodie tradizionali), la band pubblica un disco di canzoni proprie, completate dalla rilettura di un brano del XVIII secolo e di un salmo del XIX. Il gruppo continua tuttavia, anche per le canzoni che scrive di suo pugno, a prendere in prestito motivi tradizionali e temi musicali di altri gruppi, come i più famosi Lang Linken, padri del folk locale, che compaiono come ospiti in "Anglaise". Questo terzo lavoro, 45 minuti di musica per sognare, oscilla dolcemente fra amore per la tradizione e suoni contemporanei in una sorta di ibrido alla Capercaillie, senza comunque ricorrere, come questi ultimi, a campionamenti di vario tipo o a marcate influenze pop. L'elemento di maggior pregio è sicuramente il violino di Harald Haugaard (eletto miglior strumentista sempre nell'ambito del Danish Music Award) che viaggia spesso in coppia con il sax. Le composizioni, tutte strumentali, sono leggere ed ariose; nella prima metà dell'album prevale comunque l'aspetto tradizionale, mentre nella seconda parte si fanno sentire influenze più marcatamente progressive. Già con "Bast Menuet", la sesta delle 11 tracce qui raccolte, respiriamo una sorta di prog nordico, con grande utilizzo di sax e riff elettrificati e vaghe reminescenze di VdGG e Landberk. In "Kiruna Retur" si percepiscono con maggiore chiarezza alcuni aspetti dei King Crimson, si tratta comunque di diversi colori della stessa tavolozza: le somiglianze vaghe con questi gruppi sono inquadrate nell'ambito di un contesto unitario che può essere condiviso con altre band della Scandinavia. Vengono comunque evitati i contrasti, le dissonanze e le asperità prediligendo suoni morbidi e scorrevoli. Mancano totalmente le tastiere ma non se ne sente la mancanza in quanto vengono sostituite egregiamente dall'estensivo utilizzo di archi e sassofono (tenore e soprano). Non vengono mai costruite delle muraglie di suoni che invece appaiono sempre estremamente dilatati (pensate allo spettro sonoro utilizzato dagli Iona, volendo trovare un equivalente celtico, ma con una ritmica un po' più viva). Un album dal doppio volto quindi che potrebbe irretire sia gli amanti del folk che del Prog più meditativo.

 

Jessica Attene

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HARALD HAUGAARD Burning fields 2009 
SERRAS Ø 2008 

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