Facciamo un po’ di calcoli: ventuno tracce su questo cd per meno di trentanove minuti di musica… Non proprio roba di tutti i giorni quando si ha a che fare con lavori riconducibili al progressive. E le cose curiose non finiscono qui! Infatti questa formazione giapponese è costituita da un trio decisamente particolare, vista la strumentazione: Atsushi Kassi allo stick, Rumi alle tastiere e Kunihiro Ando al contrabbasso. Ovvio che, viste le premesse, anche i contenuti del lavoro si presentino abbastanza bizzarri e singolari. Composizioni di breve durata sono ugualmente strutturate con una certa complessità, sia come sviluppo, che come intrecci e scelte melodiche. Si potrebbe pensare a qualcosa di avanguardistico, ma in realtà siamo ben lontani da certe direzioni cervellotiche e eccessivamente complesse, visto che i musicisti cercano di essere diretti, non troppo difficili da ascoltare e puntano su soluzioni con le quali sembrano voler far confluire nella stessa rotta jazz, folk e progressive caratterizzato da un orientamento R.I.O. non esasperato. E ci riescono splendidamente, coniugando melodie ripetute, ma indovinate, suoni e intrecci strambi che non si dirigono mai verso sentieri dissonanti ed una via di approccio decisamente personale al prog. Impossibile trovare termini precisi di paragone; per prendere ad esempio qualche nome che dovrebbe essere noto ai lettori di queste pagine, si potrebbe far riferimento ai King Crimson e ai Miriodor, con una strumentazione molto più scarna, ma con la comunanza di un’imprevedibilità ed una sorta di “insensatezza” accattivante. Da un po’ di tempo vi chiedevate cosa provare di diverso in un campo troppo spesso contraddistinto da artisti che non riescono ad andare oltre schemi adottati con enorme frequenza? Gli F.H.C. tentano di darvi una soluzione…