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BIOFONIA La Stanza - Anno 1 / Marte autoprod. 2005 ITA

Gli amanti del prog classico, ma non bacchettone, si segnino fin d’ora il nome Biofonia, giovane e promettente combo sfornato dall’hinterland fiorentino. Nato nel 2001, il gruppo ha già avuto modo di mettersi in luce in svariati contest locali; nel contempo si è autoprodotto due CD, la cui dignitosa resa sonora lascia emergere interessanti peculiarità. Dal punto di vista stilistico la strada intrapresa è ben definita, e riguarda un incisivo rock sinfonico parecchio anni ‘70, shakerato con sfumature psichedeliche; influenze etniche vanno talora a rifinire il tutto, per un risultato finale sicuramente piacevole.
"La Stanza - Anno 1" mostra la faccia più melodica della band. Nelle dieci canzoni ivi comprese, infatti, tutte della durata di cinque minuti o giù di lì, il tasso di orecchiabilità permane costantemente alto, ma la band è abile a rifuggire il banale, offrendo corposi e scattanti arrangiamenti che tengono sempre vivo l’interesse dell’ascoltatore. “Sitia” racchiude una bella alternanza di umori e di temi, e si mette in luce il tastierista Alessandro Pelagatti, la cui impostazione classica è facilmente ravvisabile. Aggressivo all’Hammond, elegante al pianoforte, costituisce il partner ideale per il chitarrista Sergio Guerrieri, che alterna riverberazioni psych (“Non detto”, “Tarsis”) a eccellenti assoli. L’interazione fra i due dà i suoi frutti migliori in “L’uomo vecchio”, traccia qui proposta in due versioni - elettrica e acustica - altrettanto convincenti. Le nuances world-mediorientali hanno il sopravvento in “Natura dominante / Vorrei”, pezzo leggero ma raffinato: un potenziale hit. Ancora Guerrieri sugli scudi col probante riff psichedelico de “L’ora difficile dell’anima”, cui segue la torva minacciosità de “L’Eretico”: ottimi i cimenti con distorsioni e wah-wah, ben contrappuntati dall’Hammond. Un po’ controversa, nell’arco del CD, la performance del pur intonato cantante Gabriele Marconcini, il quale, erre moscia a parte, fatica a imporsi laddove la dinamica strumentale cresce d’intensità.
Del tutto differente, e a parer mio ancora più riuscito, il progetto denominato "Marte", soundtrack dello spettacolo multimediale “Rosso Azione” di Aldo Roda: tale happening comprende lettura di poesie, proiezione di grafici e anche un incontro di judo (!). Suddivisa nelle tre parti “Il Pianeta Rosso”, “Il Dio della Guerra” e “Ritorno all’Archetipo”, l’opera si snoda lungo 45 minuti fortemente concettuali e solo strumentali, eccezion fatta per i testi recitati. I Biofonia dimostrano di saper bene dominare le lunghe distanze, tant’è che qui hanno modo di svilupparsi in forma più compiuta certe idee che nel disco precedente erano solo abbozzate. Molto efficaci le tessiture space del synth di Pelagatti, come pure le reiterazioni minimali del pianoforte; il tutto è sempre degnamente supportato dalla valida chitarra di Guerrieri e dalla pimpante sezione ritmica composta dal batterista Andrea Ferri e dal bassista Francesco Lagi: quest’ultimo, fra l’altro, spesso interagisce anche in chiave armonica. Non particolarmente brillante la declamazione dei criptici testi a opera dello stesso Roda; viceversa ammalianti alcune reminiscenze folk, con lontani echi dei Led Zeppelin di “Kashmir”. Il disco è stato registrato dal vivo a Cerbaia (FI) in occasione della ‘prima’.
I Biofonia appaiono dunque come un ensemble sicuro, quadrato e senza sudditanze particolari verso questo o quel gruppo, e ciò è certamente un bene. Se proprio si deve accostargli qualche nome, si possono citare Banco e Locanda delle Fate, ma solo come sfumate attinenze. E’ naturale che vi siano ancora margini di miglioramento, più dal punto di vista del puro songwriting che non dell’arrangiamento, ma già ora c’è da essere soddisfatti.

 

Francesco Fabbri

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