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GECKO'S TEAR |
Contradiction |
Ma.Ra.Cash |
2006 |
ITA |
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I napoletani Gecko's Tear esordiscono nel 2006 su CD ufficiale dopo 7 anni di doverosa gavetta, periodo questo speso a farsi conoscere un po' in giro e ad affinare uno stile musicale che, per come riusciamo ad ascoltarlo su questo "Contradiction", beneficia grandemente di questa lunga gestazione. Etichettato in giro come Prog metal, forse da gente che aveva ascoltato non più di un minuto o due del loro CD, i Gecko's Tear mettono in mostra invece un eclettismo di generi difficilmente riscontrabile altrove. Certo, l'impalcatura generale della loro musica è sicuramente debitrice al Progressive classico (quindi Yes, PFM, King Crimson… ma anche Area), ma i brani si muovono su binari tutt'altro che lineari, spaziando quindi sì sul Prog metal, ma anche su ritmiche fusion, bossanova (!), follie zappiane, insomma ciò che in effetti si dovrebbe veramente definire Progressive classico, ovvero la fusione di vari stili e generi musicali. Il CD consta di soli 8 brani, per un totale di appena 46 minuti, col picco rappresentato dall'opener "Agartha" coi suoi 9 minuti e rotti. I testi delle canzoni sono in inglese ma pare che il gruppo dal vivo utilizzi delle liriche in italiano. Il perché di questa scelta andrebbe chiesto direttamente al gruppo ma, lette le liriche stesse, contenenti denunce di carattere sociale più o meno dirette, probabilmente la scelta di cantare in italiano dal vivo sta nella volontà di una migliore comprensione dei propri messaggi. Ad ogni modo il cantato è altamente espressivo anche nella versione inglese che possiamo ascoltare sul disco, con vocalizzi e parti giocate sulle tonalità, talvolta teatrali, altre quasi scherzose ed ammiccanti, che inseguono e si incastrano sulle musiche e sulle ritmiche in continua variazione, oltre tutto con una padronanza tecnica strumentale eccellente. In effetti le 8 canzoni sono un susseguirsi di saliscendi, di pause e di accelerazioni, di intermezzi e stacchetti che sembrano mal incastrarsi nel contesto generale ma che invece costituiscono un insieme omogeneo in cui talvolta pare difficile orientarsi, è vero, ma che rappresenta forse la proposta più interessante da parte di un gruppo italiano degli ultimi anni. Forse non la più innovativa, dato che i Gecko's Tear non vanno ad inventare alcunché, tutto sommato, ma il risultato di questa fusione di generi ed influenze così diverse tra loro ed anche, cosa da non sottovalutare mai, la resa finale alla prova d'ascolto, fanno sì che quest'entusiasmo sia ben giustificato.
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Alberto Nucci
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