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DAVID TUKHMANOV |
Po volne moei pamiati |
Melodiya |
1975 (Melodiya Europe 2001) |
RUS |
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David Tukhmanov è fra i compositori più amati e conosciuti in Russia ed ha scritto centinaia di canzoni che ha fatto interpretare da artisti famosi dell'ex Unione Sovietica. Si tratta per lo più di pezzi melodici, inni e canzoni militari che ben poco hanno a che fare con il progressive rock, se si eccettuano alcuni momenti sinfonici, ma che si inseriscono meglio nella tradizione della "musica leggera" russa. Con questo, che rappresenta il terzo album dell'artista (che ha alle spalle una carriera costellata da una marea di singoli di successo), il discorso cambia radicalmente perché ci troviamo di fronte ad uno degli album più belli e dotati di maggiore carica anticonformista del panorama prog dell'Unione Sovietica. Lo stacco col resto della produzione nazionale si percepisce in maniera netta soprattutto se facciamo un confronto col bello ma più tradizionale, ancorché sinfonico, primo LP di Tukhmanov: "Kak prekrasen etot mir" del 1973 o con "Eta veselaya planeta" del 1974. In questa terza prova l'artista sceglie come interpreti dei cantanti giovani, di talento ma non ancora conosciuti, come Mekhrdadom Badi degli Arsenal, Belikov (Araks) Vladislav Andranov (Leysia Pesnia!) Liudmila Barikina e Igor Ivanov dei Nadezhda e Aleksandr Barikin (Samozveti). Questa scelta è stata in parte criticata dal pubblico, impreparato alle scelte meno convenzionali: meglio sarebbe stato rivolgersi, come nel primo LP, a grandi interpreti come Gradsky o Sofia Rotaru. La scelta di Tukhmanov si è invece rivelata vincente sul lato artistico: l'impeto e lo stile dei giovani interpreti ha dato alle canzoni un taglio moderno e movimentato, molto più vicino all'Europa occidentale. E questo è solo uno degli elementi che rendono questo album unico per la Russia dell'epoca e al passo coi tempi, se non addirittura avanti per certi aspetti. Tukhmanov è addirittura riuscito ad evitare gli effetti della censura dichiarando che si trattava dell'esecuzione di opere classiche e quindi un album del genere ha rischiato effettivamente di non arrivare mai a noi.
Le canzoni sono concatenate fra loro a formare un'unica suite ed i testi sono costituiti da una selezione di dieci poesie di autori classici provenienti da diversi paesi e appartenenti a diverse epoche (fra questi troviamo Saffo, Goethe, Mickiewicz, Shelley, Verlaine, Baudelaire, Anna Akhmatova fino al poeta cubano Nicolas Guillen). Le poesie sono state scelte con attenzione da Tatyana Sashko, la prima moglie di Tukhmanov, che divenne in pratica la produttrice dell'album e l'ideatrice del filo conduttore ideologico che legava le canzoni. Purtroppo per ragioni politiche fu esclusa una canzone basata sui versi del poeta cinese Du Fu. L'insieme delle poesie è selezionato in maniera tale da raccontare il ciclo della vita, celebrando sentimenti come la fiducia negli amici, la bellezza dell'amore terreno e il valore immortale dell'arte. In quattro delle dieci canzoni viene conservato il linguaggio originale: "Dobroi Nochi" (Buona notte), la quinta traccia, di Shelley, è interamente in inglese mentre "Sentimentalnaia progulka" (passeggiata sentimentale - settima traccia) di Verlaine, "Serdze moe, serdze" (cuore mio, cuore - ottava traccia), di Goethe e "Posviashenie v album" (dedica nell'album - ultima traccia) di Mickiewicz, contengono rispettivamente versi in francese, tedesco e polacco integrati con la loro traduzione in russo.
La traccia di apertura, "Ya myslenno vkhozhu v vash kabinet" (entro con la mente nel tuo studio), con testi di Maximilian Voloshin, fa da introduzione a tutte le altre composizioni: nella poesia l'autore immagina che i dipinti appesi alle pareti di uno studio, raffiguranti i grandi poeti del passato, lo guardino e che i cuori di questi poeti battano ancora, imprigionati nei loro libri. A ruota quindi seguiranno le altre nove canzoni con i testi degli altri autori. Il pezzo presenta delle splendide esplosioni strumentali, con ritmi incalzanti e belle orchestrazioni. Le parti di tastiera, strumento suonato proprio da Tukhmanov, sono fantasiose e si intrecciano agli ottoni dell'Ensemble Melodiya creando suggestioni VanderGraffiane. Belli gli interventi del chitarrista Boris Pirovavov e quelli della sezione d'archi dell'orchestra della radio e della televisione sovietica. La seconda e la penultima traccia, "Iz Safo" (Da Saffo) e "Smiatenie" (Confusione, con i versi di Anna Akhmatova), sono costruite sulle stesse linee melodiche ma orchestrate in maniera diversa e creano una sorta di arco emozionale che parte dalle delicate liriche della poetessa greca (viene scelta l'ode del sublime) e si chiude con i versi struggenti della poetessa russa che parlano di un amore non corrisposto. Le bellissime impennate orchestrali e la voce duttile della cantante dell'orchestra vocale e strumentale Sovremennik (non viene specificato il suo nome) hanno un grande impatto emotivo. Lo stile della cantante è improntato al jazz ed è graffiante e seducente: sicuramente si tratta di una delle più belle interpretazioni canore dell'album. In maniera precisa ma quasi impercettibile il lavoro orchestrale dà delle raffinate caratterizzazioni nazionali ai pezzi: in quello con i versi di Nicolas Guillen (la sesta traccia, la title track - Sull'onda dei miei ricordi) si percepiscono delle fragranze esotiche dettate dai riff di chitarra, dal flauto e dalle percussioni tradizionali; la traccia con i versi di Mickiewicz (l'ultima) presenta invece dei temi musicali tipicamente polacchi. L'interpretazione vocale appare piuttosto sperimentale e decisamente al di fuori della tradizione degli standard perseguiti dai cantanti russi dell'epoca. Lo stile delle composizioni è, come si può immaginare, quanto mai vario, andando dallo scherzo a pezzi di maggiore sentimento. Molto divertente e movimentata appare la terza traccia, "Iz Bagantov", dominata da una vivace spinetta e dalla voce intrigante di Igor Ivanov. "Dobroi Nochi" sembra invece quasi un pezzo degli Electric Light Orchestra.
Come ciliegina sulla torta possiamo dire che l'etichetta russa Melodiya (nata dalle ceneri della vecchia label di stato e che ora è un'azienda gestita da giovani con base operativa in Germania) ha provveduto a rimasterizzare e ripulire i vecchi nastri. Questa operazione ci fa apprezzare dei suoni brillanti e tanti particolari che col vecchio vinile sfuggivano clamorosamente. Il disco così ristampato appare fresco, attuale e sorprendente e sicuramente verrà apprezzato dagli amanti del prog sinfonico.
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Jessica Attene
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