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IL BUFU' Tarantella marcianisana autoprod. 2006 ITA

Dal momento in cui ho messo il cd nel lettore una domanda mi si è subito delineata in mente... Perchè mai questo gruppo ha mandato un loro cd alla redazione di Arlequins?
Forse avranno visto in qualche parte del sito una foto dei Pesniary e avranno pensato che avrebbe potuto interessare la loro proposta anche a noi, visto che loro almeno nell’aspetto ci assomigliano parecchio.
Avranno forse pensato che se si può parlare di folk svedese, norvegese, inglese per una volta si può porre l’attenzione anche sul folk molisano?
Non so perché l’hanno mandato, però visto che ora sta nel lettore ne parlo
Quindi calatevi nel mondo delle sagre paesane del centro e sud Italia e fatevi prendere dal ritmo del bufù.
Il bufù, per chi non lo sapesse, è il "tamburo a frizione", cioè lo strumento musicale monopelle costituito da un contenitore col fondo chiuso e col lato superiore aperto e intorno a cui è tesa una membrana, al centro della quale è inserito un bastone.
Il repertorio è legato al mondo contadino e pastorale. Tutt’ ora il gruppo è rappresentato da più di dieci componenti, alcuni dei quali suonano strumenti caratteristici molisani.
Quindi oltre il bufù troviamo altri strumenti come l’organetto e la fisarmonica.
Il gruppo Bufù ha avuto numerosi riconoscimenti, sia locali che nazionali, come ad esempio in occasione dell'Atina Festival, il raduno di gruppi folkloristici di Latina ed del raduno folkloristico tenutosi a Roma nel 1998.
I brani sono legati alla tradizione quindi troviamo la tarantella abruzzese, quella marcianisana, una Polka dell’organetto, una Campagnola Bella e poi, dulcis in fundo, come non potrei commuovermi davanti a una “Lo vedi ecco Marino” in un omaggio alla tradizione musicale romana?
Più che agli appassionati di rock progressive consiglierei questo lavoro a qualche comitato di feste paesane o a qualche proloco.
Scherzi a parte in fin dei conti sono musiche che fanno parte della nostra tradizione e volenti o nolenti difficilmente se ne può fare a meno o dimenticarle

 

Antonio Piacentini

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