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SYNCHRONOUS YAWN |
Cracks |
autoprod. |
2002 (Vital Records 2007) |
JAP |
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Sembrano aumentare in continuazione quei gruppi inseriti nel progressive e dediti ad un jazz-rock tecnico e formale. L’ennesima proposta giapponese in questo campo risponde al nome di Synchronous Yawn. Si tratta di un terzetto dalla classica strumentazione (chitarra-tastiere-basso-batteria), coadiuvato da alcuni ospiti che intervengono arricchendo i suoni con note di sax e ritmi percussivi. Nove brani, durata contenuta e tutti eseguiti in maniera ineccepibile. Ma come fare ad farsi notare nel marasma di produzioni simili? Non sono sicuro sia possibile, almeno in questo caso. Il lavoro è godibile, il talento dei musicisti è evidente ed anche se interamente strumentale il cd si lascia ascoltare facilmente. Le caratteristiche, alla fine, sono abbastanza lampanti: da un lato c’è la capacità di creare bei brani, scorrevoli, senza eccessi di virtuosismo, sia quando si viaggia spediti, sia quando si è alla ricerca di un’atmosfera d’effetto; dall’altro si denota un “già sentito”, un seguire schemi consolidati, sicuri, senza osare più di tanto. Il rischio è di rimanere insoddisfatti proprio perché si avvertono le buone idee, la capacità di essere credibili nell’ambito non proprio facilissimo del jazz-rock, senza che però queste cose riescano ad emergere con forza. Tutto quello che volete, quindi: bravi, precisi, riserveranno piacevoli momenti a qualsiasi amante del buon jazz-rock… Se, perciò, siete amanti dei vari Brand X, Mahavishnu Orchestra e compagnia, questo può essere un disco da tenere in considerazione. Ma ad essere sincero quello che mi ha colpito maggiormente di “Cracks” è proprio l’eccessivo manierismo che sembra spersonalizzare un po’ la proposta dei Synchronous Yawn.
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Peppe di Spirito
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