Fin dalla sua nascita il vasto panorama del prog svedese è sempre stato colmo di una moltitudine di band dagli stili e dalle caratteristiche assai diverse. Ancora oggi, accanto ai nomi patinati con il loro raffinatissimo e ben prodotto prog sinfonico, esistono proposte sanguigne e spontanee come questa. Al loro terzo album i Burning Saviours ci offrono una collezione di nove canzoni ruspanti, dalle sonorità grezze, interpretate con energia e tanta voglia di divertirsi, senza badare troppo al lavoro di rifinitura, alla produzione, alla resa sonora… a loro basta attaccare gli strumenti alla presa della corrente e via, suonare tutto di filata, come se avessero a disposizione un'oretta risicata per registrare il tutto, senza possibilità di correggere eventuali pecche o tornare sui propri passi. Non pensiate comunque che si tratti di un prodotto sciatto: questo hard rock, dalle vaghe venature sinfoniche e dall'incedere epico e trionfante, è immediato ma potente, semplice nella sua proposta ma diretto e coinvolgente. Non sfuggono certi connotati folk che rendono la musica più dinamica, e in questo senso mi vengono in mente certe melodie ripetitive e saltellanti tipiche dei Fruitcake, altre volte l'inserimento di un ingrediente semplice, come il flauto, messo nei punti più adatti, riesce a dare il giusto tocco di colore. Le canzoni sono per lo più basate su riff di chitarra energici e squadrati, con impasti ruvidi che possono ricordare a tratti i Black Sabbath, anche per quanto riguarda le linee vocali. I ritmi sono spesso scanditi e non mancano vivaci assoli di chitarra, mentre sono assenti del tutto le tastiere e forse proprio una buona dose di organo Hammond avrebbe potuto fare davvero la differenza. In fin dei conti questo album, senza pretese, spontaneo e a modo suo divertente, sa essere coinvolgente al punto giusto, pur con tutti i suoi difetti, e può essere consigliato a chi è in cerca di un simpatico diversivo musicale.