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DALTONIA |
Fragmentos de un viaje |
Morbi Records |
2007 |
CHI |
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Forse pochi avrebbero scommesso su un’altra uscita di questo gruppo cileno, invece, a distanza di 8 anni dal disco di esordio, ecco il bis. In questo periodo il leader, compositore e tastierista del gruppo, Cristian Céspedes, si è dedicato, in Spagna, alla scrittura di novelle e poesie e ha preparato tutte le basi per quello che è divenuto, al rientro in Cile, il disco in trattazione. Rispetto al Cd di esordio la prima cosa che si nota ascoltandolo è una netta sterzata verso suoni moderni, elettronici, filtrati che hanno lasciato per strada tutte belle immagini acustiche del passato. Al posto del Mellotron, tante tastiere elettroniche di ultima generazione, al posto degli arpeggi alla Hackett degli strappi di chitarra filtrata, al posto delle atmosfere delicate e talvolta minimali, ecco arrivare cupe e claustrofobiche tematiche urbane.
I ritmi, seppur spesso complessi e ricchi, si fanno decisi e tendono quasi a danze mitteleuropee anni ’80. Siamo, è vero, di fronte a musica sperimentale, ma dall’approccio balzano, che unisce momenti cerebralmente contorti a momenti di fitta dance elettronica. L’elemento lirico non cambia quella che fu l’importazione del primo lavoro e quindi grosse porzioni di recitazione (non cantato) delle poesie e dei brani scritti da Céspedes. Per dove può arrivare il mio spagnolo i testi mi paiono molto belli, si parla di società, politica, ma anche di temi intimi, trattati con grande sincerità.
Ricompaiono talvolta gli sprazzi jazz-fusion come nel primo lavoro e qua si sono induriti, generando momenti quasi hard, potentemente ritmati e sovrastati da chitarre funky, che sembrano impazzire rispetto a tastiere sinfoniche e ipnotiche in una dimostrazione di grande maestria tecnica.
Tra i brani voglio segnalare “Renuncio” che potrebbe essere un brano di Richard Sinclair presentando degli accenni canterburyani veramente godibili, oltre a un testo molto ricco di spunti. Poi “Paris Tren Bruselas”, strumentale di grande personalità e “Paesando en Cristiania” unico brano più acustico e “progressivamente” settantiano con riferimenti Gong molto gustosi.
Giudizio sicuramente positivo, ma con una dovuta sottolineatura alla differenza tra i momenti suonati e i momenti recitati.
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Roberto Vanali
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