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ALTERS |
Mild |
Lynx Music Poland |
2007 |
POL |
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Non so cosa mi abbia spinto ad acquistare questo CD, forse la spirale in bianco e nero disegnata sulla copertina ha risucchiato la mia attenzione, forse qualcosa di magnetico mi ha spinto verso questo gruppo polacco in maniera misteriosa. Sta di fatto che me lo sono ritrovato fra gli arrivi di una vecchia ordinazione senza che mi ricordassi di averlo preso e senza capire il motivo del mio interesse iniziale. Figuratevi quindi il mio stupore al primo ascolto di questo capolavoro (non saprei come altro definirlo in una parola sola). Da una rapida ricerca scopriamo che questo è l'esordio discografico degli Alters, nati nel 2001 ed originariamente conosciuti come Alter Ego. Oltre ai componenti veri e propri della band, che include Michał Sołtan (chitarra, piano, voce), Paweł Zalewski (tastiere, viola da gamba, voce), Łukasz Smoliński (basso), Robert Pludra (batteria), troviamo Majsen e Tomek Ebert che durante le esibizioni dal vivo realizzano delle composizioni visive a complemento della musica. In effetti il titolo del disco è molto suggestivo in questo senso, trattando di un acrostico che sta per Mnemonic Indution of Lucid Dreams, come a voler indicare che le composizioni musicali di questo CD sono in grado di lavorare sull'inconscio producendo immagini mentali nella forma del sogno ad occhi aperti. Non possono poi che sorprendere i punti di riferimento musicali invocati dal gruppo che possiamo ben riconoscere in queste composizioni e che vanno dagli SBB ai Pink Floyd fino a Miles Davis e alla Mahavishnu Orchestra. Devo dire che quello con gli SBB è un paragone più che azzeccato. Nessun gruppo come questo me li ricorda così da vicino, soprattutto per quanto riguarda le parti di batteria. Un esempio calzante lo ritroviamo nella bellissima "Nasty Languor", sia per l'uso dei sintetizzatori che per la costruzione stessa del pezzo con una parte conclusiva all'insegna di un vivacissimo jazz rock, ma soprattutto, come dicevo, per la batteria con Robert Pludra che vola letteralmente col suo tocco leggero, indugiando sui piatti. Riguardo ai punti di riferimento jazz, questi sono ben presenti e indirettamente, forse per i richiami a modelli comuni già citati, non possono che farmi venire in mente i connazionali Laboratorium. Ma la decodificazione di questa musica non è semplicissima, sono coinvolte infatti diverse variabili. Non sfuggono certe atmosfere Floydiane, fatte di ambientazioni lisergiche e suoni diradati e spaziali, come nella suadente "Calm", in cui sembra quasi Waters a cantare. Il gruppo alterna momenti brillanti di jamming ed improvvisazione, in cui i musicisti si lasciano trasportare dal loro istinto, a parti più meditative, in cui le linee melodiche diventano più definite. Queste occasioni coincidono spesso con i momenti cantati che comunque sono rari e costellano in maniera sparsa composizioni prevalentemente strumentali. Sono interessanti anche i momenti in cui la musica assume contorni più sfumati, i suoni si fanno diradati e le composizioni assumono un sapore quasi ascetico, come nella parte centrale di "Strange Services", prima che il pezzo esploda in una serie di scorribande virtuosistiche quasi all'insegna del free jazz, che mi fa saltare in mente certi accostamenti con le creazioni di Niemen più segnate dalla musica elettronica. Si tratta comunque di momenti, di piccoli intarsi che vengono disseminati qua e là in un nervoso alternarsi di assoli, momenti lirici raffinati, sequenze meditative, in un contesto musicale in continuo mutamento. In questo mondo sonoro mancano i grandi momenti orchestrali e la musica non è mai imponente ma sempre essenziale nei suoni, anche se sempre molto dinamica, come ho più volte sottolineato. Chi ama la grande musica polacca d'annata non si faccia sfuggire questo album, anche perché penso che vada premiata l'originalità e la creatività degli Alters che si sono ispirati a modelli illustri proiettando queste influenze in un modo di fare musica attuale e personale, rielaborato con sonorità moderne.
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Jessica Attene
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