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SHOWMEN 2 |
Showmen 2 |
BBB |
1972 (BTF 2008) |
ITA |
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La storia degli Showmen inizia nel 1966, anno in cui gli amici James Senese e Mario Musella (purtroppo deceduto a soli 34 anni nel 1979) si uniscono ad altri quattro ragazzi napoletani, emergendo dall'anonimato, grazie a qualche singolo di successo. Con una versione riarrangiata in chiave blues di un vecchio pezzo, stiamo parlando di "Un'ora sola ti vorrei", il gruppo si aggiudicò l'edizione del Cantagiro del 1968 e l'anno successivo portarono a Sanremo, assieme a Mal dei Primitives, il pezzo "Tu sei bella come sei". I due dischi incisi per la RCA non li troverete nelle enciclopedie del prog italiano, dal momento che ci muoviamo sul versante del beat pop di stampo cantautoriale che tanto andava in quegli anni nel nostro paese. Ma qualcosa inizia a cambiare e questa splendida metamorfosi, di cui l'album in esame rappresenta solo una tappa, porterà alla nascita dei Napoli Centrale e degli Osanna (Elio d'Anna faceva parte infatti degli Showmen). James Senese, dopo lo scioglimento inaspettato degli Showmen, assieme a due altri ex della band, Pepè Botta (basso, voce) e Franco Del Prete (batteria), decise di rimettere in piedi il gruppo, al quale si aggiunsero nuovi elementi nelle persone di Gianmichele Mattiuzzo (tastiere, voce), Piero Alonso (chitarra) e Mario Archittu (trombone, piano). Questa nuova formazione incise un nuovo LP su cui campeggiava il nome "Showmen 2". Il disco fu stampato da una piccola etichetta napoletana che non si adoperò assolutamente per la sua promozione ma che scelse un bellissimo formato con copertina apribile e comprensivo di un libretto con i testi. A parte un singolo che comprendeva le prime due tracce del Long Playing, questa rimarrà l'unica fatica discografica del rinato gruppo. Forse per evitare problemi per le royalties sul nome della band, nel 1970 James decide di voltare pagina ed inizia a pensare ad un nuovo progetto, quello dei suoi Napoli Centrale.
Prima di questa ristampa curata dalla BTF, che recupera in piccolo il formato del vinile apribile e che presenta un'ordine delle canzoni identico a quello del vinile originale, non ne esistevano altre dignitose su CD (a parte un'edizione del 1996 ampiamente fuori catalogo). I brani di questo album sono apparsi in qualche compilation ed esiste persino un CD a nome "Napoli Centrale featuring James Senese" che ne ripropone versioni leggermente diverse rispetto a quelle dei master originali utilizzati dalla BBB ed una copertina che mostra una foto della vecchia formazione degli Showmen (in base ad alcune voci l'etichetta BBB avrebbe sbagliato a pubblicare i master al momento della stampa dell'album del 1972, e avrebbe utilizzato i provini e non la versione definitiva, che compare invece nel CD a nome Napoli Centrale). Ecco finalmente che riusciamo a mettere un po' di ordine nelle vicende del gruppo e che viene riconsegnata agli appassionati un'interessante fetta di storia del nostrano progressive rock. Come abbiamo accennato, con gli Showmen 2 inizia per James Senese un processo evolutivo che lo porterà a staccarsi dal vecchio repertorio canzonettistico e che finirà col proiettarlo sulla strada del jazz rock. Questo album inizia a presentare delle interessanti influenze hard blues e jazz rock, comunque ancora vincolate ad uno stile cantautoriale nostrano. I testi, tutti di Franco Del Prete, sono poetici e si basano su immagini forti e concrete, trattando spesso temi socialmente impegnativi. La traccia di apertura, che presenta un titolo molto indicativo come "Abbasso Lo Zio Tom", è una denuncia contro il razzismo, mentre "Ma che uomo sei", il pezzo di chiusura, affronta il doloroso tema dei campi di sterminio. La musica si presenta ruvida e diretta e si allinea perfettamente con la causticità delle liriche, gli elementi hard blues sono ben pronunciati, come nella travolgente traccia di apertura che abbiamo appena citato, ma si percepiscono allo stesso tempo belle aperture sinfoniche. "Amore che fu", il secondo pezzo, è aperto proprio da temi prog con spunti sinfonici, con un flauto genesisiano elegante, accompagnato dal piano ed impreziosito da delicate contaminazioni jazz. Questa volta il testo, breve e semplice, che sembra quasi una produzione di Mogol, parla d'amore e la sua innocenza contrasta quasi con la musica colta e raffinata. Fra le influenze più stesso invocate troviamo i primi Chicago, paragone questo abbastanza azzeccato e avvalorato anche dalla presenza, nel repertorio live della band, di una loro cover, ma sicuramente è limitante soffermarsi su questa unica fonte di ispirazione. Proprio grazie alle forti connotazioni nazionali il gruppo sfoggia una propria personalità che oscilla fra tentazioni pop e ruvidi richiami hard blues, come in "Epitaffio" (la terza traccia) che mostra una doppia anima, in parte cantautoriale ed in parte rocciosa, con una bella base d'organo, linee di basso in primo piano e qualche incursione di flauto Tulliana. Bellissimi sono gli effetti corali di "Corri uomo corri" (traccia 4), una canzone magnetica che si sviluppa su ritmi pacati e che sfoggia linee di chitarra Hendrixiane. L'unica pecca di questo CD è la mancanza dei titoli delle canzoni che sono stati omessi sia nella copertina sia nel booklet interno. Per completezza li elenchiamo di seguito: "Abbasso lo zio Tom", "Amore che fu", "Epitaffio", "Corri uomo corri", "E la vita continua", "Ma che uomo sei". A parte questa svista alla quale abbiamo appena rimediato in questa recensione, la ristampa è ovviamente consigliata, fornendo oltretutto un tassello imprescindibile nell'ambito della discografia di James Senese.
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Jessica Attene
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