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PHLOX |
Rebimine + voltimine |
MKDK Records |
2007 |
EST |
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Il ritorno del grande prog estone, ecco cosa mi sono detta quando ho messo sul lettore questo terzo lavoro in studio dei Phlox, e già, perché l'Estonia, se c'è ancora qualcuno che non lo sapesse, è stata un crogiuolo di ottimi musicisti negli anni Settanta, che spesso presentavano il pallino per la sperimentazione. Proprio per la scelta di certe sonorità i ricordi sono volati ai Mess, ma le cose non sono così semplici ed il paragone con questa band di connazionali è in effetti un po' marginale. I Mess, seppure ispirati come questi Phlox ad un certo tipo di jazz rock, erano raffinati, questi qui invece sono travolgenti come un fiume in piena che porta con sé un abbondante flusso di acqua ma anche tanto fango! Proprio su questa aggressività il gruppo di Tallinn ha costruito il proprio carattere e sembra quasi sbatterti in faccia la propria musica, senza concederti neanche il tempo di riflettere: non è musica meditativa questa ma qualcosa che colpisce in maniera diretta, che ti entra dentro senza un perché, senza una logica. Non a caso il titolo dell'album significa "strappando + piegando", in pratica quello che fanno incessantemente con i suoni, sottoponendoli ai loro capricci creativi. La base è un brillante jazz rock con riferimenti Canterburyani, suonato però in maniera sporca e nervosa, galvanizzato da guizzi Frippiani, ed incattivito da riff ringhiosi di chitarra. Nell'impasto generale sembra anche di poter udire qualcosa di riferibile al Kraut tedesco degli anni Settanta, ovviamente nella sua veste più fusion. La base ritmica è movimentata ma la batteria è pestata con rabbia, anzi, viene quasi maltrattata, con un bell'effetto percussivo e cambiamenti di timbrica intriganti. Le tastiere hanno bei suoni vintage che, come ho detto, mi ricordano in parte i Mess. Dal punto di vista delle tastiere "Kaavjas" è davvero esaltante, si tratta dell'unico pezzo in cui a suonarle è il batterista Madis Zilmer ed in questo caso somigliano al ronzare di un moscone schizzato. Non che il tastierista ufficiale sia da meno: Pearu Helenurm sembra il musicista più raffinato e garbato del gruppo e fornisce un tocco di classe dal sapore vintage alla sfacciataggine di queste tracce, soprattutto quando usa il piano elettrico. Una componente importante è altresì quella rappresentata dai fiati con il caustico sax ( alto e soprano) di Kalle Klein, protagonista di bellissimi e nervosi assolo. Nel contesto generale una traccia come "Hunt", la più lunga con i suoi 10 minuti, si distacca dalle soluzioni estreme adottate in altre canzoni, con le sue atmosfere condite di psichedelia, con tanto di Tabla nella porzione centrale che ci ricordano i ritmi dei raga indiani, e quel bellissimo piano elettrico di cui parlavamo. Non manca comunque in questo contesto qualche frustata decisa, tanto per ricordare di che pasta sono fatti i Phlox! A chiudere il CD troviamo due tracce dal vivo, davvero interessanti per concludere l'ascolto, che ci forniscono una versione oltremodo scatenata e ricca di contrasti, senza il minimo controllo inibitorio da parte dei musicisti che letteralmente si sbizzarriscono sul palco. Album entusiasmante, dannatamente bello e seducente, la cui musica trascinerà con la sua potenza quei fortunati che lo vorranno ascoltare.
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Jessica Attene
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