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LORENZO MONNI |
Debris |
autoprod. |
2008 |
ITA |
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Avevamo lasciato la prima uscita solista di questo giovane tastierista cagliaritano, "Death Of Future Man", con l'impressione di aver ascoltato il frutto di un'artista talentuoso dotato di buona personalità e non troppo legato a stereotipi ormai un po' vetusti. Il tempo di fare esperienza con altre realtà musicali, fra le quali il duo elettronico Dunkelblau e la collaborazione con il cantautore Andrea Liuzza, Lorenzo Monni pubblica il suo secondo disco "Debris" e ci offre una serie di brani impegnativi e piuttosto sorprendenti, sotto una veste decisamente più austera e cameristica: "Debris" è un lavoro ombroso e tormentato, meno brioso di Death of Future Man, sicuramente più criptico nella forma seppur non privo di spunti melodici di grande presa. Dedicato alla memoria di Giorgio Gaber e Fabrizio De Andrè, forse le ultime due grandi figure anarchiche del nostro paese e probabilmente gli ultimi artisti della vecchia generazione che ancora avevo qualcosa di profondo da dire, "Debris" sembra cogliere nella sua musica l'enorme senso di disagio e malessere diffuso in tutta la penisola, un malessere spesso determinato e manovrato con abilità dai poteri forti dello Stato. Fortunatamente, le macerie contenute nel disco di Monni sono macerie di pregevole fattura, seppur dalla forma spesso grottesca ed inquietante. Pensiamo ad un brano come "Ciel Brouille", in cui si fondono sonorità mediterranee, melodie da carillion (con la voce di lontana di Gaber come sottofondo), intromissioni elettroniche ed una penetrante chitarra elettrica a la Robert Fripp; ancora, in "Big Laugh" un soundscape minimale introduce un raga-country elettronico nervoso dai toni poco rassicuranti, non lontano da certe cose di David Torn. In "The Dawn of the Young Dolls" si evidenzia un'atmosfera decadente e crepuscolare, nonché un ritorno ad un sinfonismo che si ricollega in parte al primo lavoro di Monni. Passato il curioso e riuscito minimal-folk psichedelico di "Naked Dialouges", punto di incontro con le recenti tendenze alternative della nuova ondata folk revival anglosassone, arriva una drammatica e tetra "Mont Saint Michel", composizione sinfonica di grande suggestione gotico-cinematografica che addirittura avvicina sensibilmente Monni verso certe sonorità ed atmosfere care agli Art Zoyd (certe similitudini r.i.o. mi sembra comunque di percepirle anche in altri brani...). Sono quasi due settimane che sto ascoltando quasi ininterrottamente questo disco, posso dire che Debris è diventato ormai una piacevole ossessione: Lorenzo Monni non è ancora giunto a realizzare il suo capolavoro però con qualche giusto accorgimento potrebbe andarci presto molto vicino.
"Debris" è ordinabile direttamente attraverso il suo sito da cui è possibile anche scaricare liberamente i brani del disco.
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Giovanni Carta
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