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LIE TEARS |
No really or false? |
Videoradio |
2008 |
ITA |
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I Lie Tears non sono un gruppo alle prime armi, al contrario. Era il 1995 quando il loro demo “Ipnotic Mind“ destò parecchio interesse soprattutto nell’ambiente metal. Nel 1997 esce il secondo demo “Lord sand sad” che ancora oggi considero una delle cassette più belle che io abbia nella mia collezione di gruppi rock italiani emergenti.
Nel 1998 fecero uscire un interessante album per la defunta Underground Symphony, “A gate for another life”, giudicato anche abbastanza bene all’epoca ma che non raggiunse i livelli del demo tape.
A distanza di 10 anni ci riprovano su etichetta Videoradio con questo “No really or false?” che alterna luci ed ombre. Siamo in territori metal progressive, anche se è la melodia a farla da padrona. Sarebbe più giusto dire che i Lie Tears suonano un new prog abbastanza duro rispetto ai canoni tradizionali. Per capirci sono molto più vicini ad IQ e Pendragon che a Dream Theater e Symphony X.
Logicamente non trovandoci di fronte ad un gruppo di pivelli, le composizioni sono suonate molto bene e non ci sono cadute di tono evidenti.
La voste grafica di questo lavoro (un lussuoso digipack) non fa pentire dell’acquisto e denota una professionalità che non guasta mai soprattutto in un mondo musicale che a volte tralascia questi aspetti.
Molto bella la voce di Massimo Burzi che è sempre precisa, non cedendo mai alla tentazione dell’acuto strillato che va tanto di moda in questo tipo di proposta musicale e molto bravo anche Matteo Ceramigli alla chitarra. Matteo è riuscito, anche se è l'autore di tutte le composizioni, a non soffocare con assoli ipertecnici (che avrebbe potuto fare visto la tecnica che dimostra) i brani, dando spazio anche alla tastiera di Andrea Poverina, ritagliandosi la giusta porzione per la sua 6 corde.
Le ombre di questo lavoro vertono più che altro per la proposta musicale.
I dieci anni dal primo lavoro del gruppo bolognese si sentono tutti. Questo “No really or false?” sembra un disco vecchio, non una nuova uscita. La freschezza dei suoni, che tanto fecero abbastanza impressione nei primi demo anni novanta, oggi non ci sono più e tutto questo forse non è nemmeno colpa del gruppo bisogna dirlo che ce la mette tutta per fare un buon lavoro.
Considerate tutte le uscite che ci sono negli ultimi tempi in questo campo, anche questa rischia di andare a finire nel calderone dei buoni gruppi italiani che vuoi per un motivo vuoi per un altro fanno fatica ad emergere.
Le qualità non sono in discussione e questo “No really to false“ è un buon biglietto da visita per ritornare sulle scene, sperando che i Lie Tears con il tempo riescano a trovare una via più personale al progressive rock che oggi non vedo.
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Antonio Piacentini
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