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MUSICA FICTA |
A child and a well |
autoprod. |
2008 |
ISR |
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Ringrazio, innanzi tutto, l’amica Jessica che lo ha scovato e l’amico Marcello, grazie al quale sono riuscito ad acquistare questo eccezionale disco, più raro di un esquimese nel Sahara.
Iniziamo con un po’ di storia. Già il nome parte da molto lontano: Guido D’Arezzo propose, intorno all’anno 1000 e dopo molti studi, una scala diatonica per le note che, dopo le varie introduzioni e modifiche tutti conosciamo, nella musica sviluppata successivamente tutte le note al di fuori di quella scala erano considerate “alterate” e generavano una musica fittizia, in latino Musica Ficta. Quindi siamo di fronte ad un progetto di musica alterata e fittizia e, guarda caso, gira, gira nel calderone, musica progressive. La fondazione del gruppo la si deve a Udi Horev, che nel 2003 a Gerusalemme, riunì questo manipolo di fantastici musicisti. Nel 2005 sotto la direzione di Gil Stein, tastierista e compositore dei conterranei Trespass (quelli di Morning Light), la band incise questo disco, rimasto però celato e ufficialmente appeso senza una data d’uscita precisa. Ora, dopo il missaggio e la masterizzazione del grande Udi Koomran (5UU’s, Ahvak), eccolo.
Veniamo alla band. Alla voce, incommensurabile nella sua dolcezza, grinta e precisione la jazzista Julia Feldman, al flauto l’estroverso, funambolico e versatile Dvir Kats, anche con il gruppo jazz etnico Chameleon Trio. Alle tastiere Yury Tulchinsky, che non nasconde troppo un amore per il prog sinfonico inglese (nell’attuale formazione il posto del tastierista è occupato da Omer Rizi). Alle chitarre il patron Udi Horev tra arpeggi delicati e decisi e hardeggianti riffs, talvolta in sapore tulliano (magari aiutato anche dal flauto). Poi la sezione ritmica, impressionante per precisione e tecnica con Avi Cohen-Hillel (basso) e Michael Gorodinsky (batteria). Il cantato in lingua è travolgente, con la sua “erre” rotolante e da innamorarsi subito. La musica varia e affascinante comprende prog sinfonico, con intrusioni avanguardistiche, jazz, Canterbury, acustica, cameristica, classica, rinascimentale, folk etnico, il tutto sempre con il tocco di sperimentazione a creare un suono decisamente valido.
Forse inutile, forse indispensabile il track by track, credo comunque sia da sottolineare come non ci sia, a mio parere, un solo secondo superfluo in questo disco, dal vorticoso e ipnotico riff dell’opener e title track “A Child & A Well” (“Yeled Vebeer” in lingua originale, esiste anche il video su Youtube), all’incredibile melodia poliritmica di “The Fall” da pelle d’oca alta un dito nel cambio di ottava e nel successivo incrocio di flauto e organo. Non da meno la dinamica e albionica, quasi emersoniana, “Man & Angel”. Che dire del jazz canterburyano/crimsoniano, etereo, appena palpabile con le esplosioni vocali della Feldman di “Little Town”, con solo di flauto che sembra uscito da “I Talk To The Wind” e ancora la scombinata impaginazione ritmica e l’atmosfera free di “Run Free You Idiot” che sembra uscita da un incrocio tra i dischi solo di Bill Bruford e gli Hatfield And The North, lanciati in temi rinascimentali o alla Deep Purple: una roba pazzesca! C’è ancora un tocco di classe e perizia nell’acustica e settecentesca “Empty Promises”, dal lieve tocco folk tulliano e PFM. Non basta, hard prog elettroacustico, con Hammond da paura e riff alla Blackmore con intermezzo vocale rinascimentale e ancora Jazz e Canterbury (qui spunta Wyatt) … che incredibili equilibrismi, direi unici, fantastici. A chiudere il disco “A Fantasy” solo chitarra acustica e qualche effetto per una ripresa in tutte le possibili salse musicali della melodia vocale della title track. Lettori cari, vi voglio bene e vi consiglio di sbattervi anche come maledetti per trovare questo disco, scrivete alla mail udi_ora@zahav.net.il fatelo subito!
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Roberto Vanali
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