Luca Olivieri non è certo un novellino, anche se probabilmente il suo nome non è ben noto agli appassionati di prog. Diplomato al conservatorio, con il pianoforte e le tastiere si è cimentato in musiche per teatro, collabora attivamente con gli Yo Yo Mundi e ha suonato con numerosi musicisti di varia estrazione. Il recente disco “La quarta dimensione” è un lavoro interamente strumentale, in cui possiamo conoscere meglio la sua arte. Olivieri regala per l’occasione una serie di miniature sonore preziose, attraverso melodie romantiche e sognanti, trame delicate e ritmi elettronici leggeri e mai invadenti. Alcuni di questi brani sono stati utilizzati per spettacoli teatrali e sonorizzazioni di vecchi film muti, altri sono frutto di lavori e composizioni protrattisi nel tempo. In generale possiamo dire che nella maggior parte del cd possiamo ascoltare composizioni da colonna sonora, che si avvicinano ad alcune cose di Mike Oldfield e Vangelis, con queste atmosfere serene e rarefatte, un po’ orchestrali, un po’ da ambient music e dai tratti fortemente intimisti. Eppure emergono anche situazioni più particolari (sfiorando anche il rock sinfonico), nelle quali gli estremi possono essere visti in una certa ricerca sperimentale da un lato (mai troppo spinta) e, dall’altro, in intriganti pezzi allegri dai ritmi ballabili, proposti con talento e senza mai cadere nel banale. In questo scenario musicale elegante, creato dall’ampia gamma timbrica offerta dalle tastiere, intervengono a dar manforte ogni tanto altri strumenti; ecco, così, che l’inserimento di parti di oboe, flauto, fisarmonica, violoncello, percussioni, contribuisce a rendere ancora più raffinata la proposta di Olivieri. “La quarta dimensione” è un disco particolare; sofisticato, ma accessibile, che può emozionare, può rilassare, può far sognare…