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DRAMA |
Drama |
Musea |
1996 |
FRA |
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Non è sempre necessario andare alla ricerca del nuovo a tutti i costi in campo musicale, anche se, in assenza di qualcuno che sperimenti e ricerchi, saremmo ancora con la clava a martellare su di un tronco d'albero. Ciò non vuoi comunque dire che non bisogna apprezzare anche chi reinterpreti qualcosa di già conosciuto. Quest'ultimo potrebbe essere il caso degli onesti Drama, che pur non impressionandoci per la loro opera, hanno raggiunto un risultato non disdicevole in termini musicali. Il principale limite di questo gruppo francese è proprio da ricercarsi nella vaga impressione di già sentito suscitata in chi, come noi recensori, sente decine di nuovi CD ogni mese. Sia ben inteso che i Drama non costituiscono l'ennesima clonazione stilistica, ma ciò nonostante, pare di sentire echi di note già elaborate, specie da quella vasta schiera di gruppi canterburiani che imperversano da oltre un ventennio. Fin dal primo pezzo, "Renaissance", dopo un crescendo di inequivocabile fattura marillioniana, assistiamo al susseguirsi di momenti melodici giocosi e solari sullo stile dei Camel più moderni e dei Rousseau. Momenti che si ripetono con infinità varietà in tutto il lavoro, intervallati da molteplici velocizzazioni, principalmente basate sull'Hammond, che riescono a spezzare un insieme a volte fin troppo equilibrato (anche se non banale). Influenze melodico-stilistiche tipicamente transalpine emergono e là, dominando vistosamente in alcuni brani quali "Vertigo" e "Jaracanda" (che ricordano alcune cose degli Elixir o dei Nuance). Degno di una sicura menzione finale è il capace e promettente bassista Jean-François Duboc, il cui protagonismo può trovare un certo riferimento nel maestro Squire. A questo punto pare difficile dare un giudizio netto e conclusivo (che probabilmente non esiste) su questo lavoro...
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Giovanni Baldi
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