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PAOLO GATTI Concrete and abstract Demo autoprod. 2008 ITA

Paolo Gatti è un ingegnere del suono romano che si diletta con la chitarra e le composizioni personali. Solo per questo, considerato che per la maggior parte dei gruppi emergenti la massima aspirazione è fare cover delle cose che amano, meriterebbe una segnalazione su questo sito. Tralasciando questo particolare, le nove composizioni che sono racchiuse in questo demo, sono degne in ogni caso di essere ascoltate dagli appassionati di queste sonorità. I brani, pur penalizzati dal non essere supportati da un vero gruppo alle spalle, infatti, risultano molto validi e denotano una buona conoscenza dei fondamentali del rock progressive.
Che Paolo Gatti abbia fatto tutto da solo, anche con tanta buona volontà, purtroppo non ha giovato alla resa finale del suo progetto che, seppur con un germe di originalità che non guasta, unito ad una dose di ottime melodie, risulta piatto e freddo anche per colpa dell’uso (inevitabile quando fai tutto da solo) dell’elettronica. Ed è un peccato, perché brani come “Adagio in re” (con molti riferimenti al primo Hackett) o la “Fantasia per chitarra e fiati in la maggiore” (il brano più completo e valido) sono veramente delle belle cose su cui lavorare.
Tutti i pezzi potrebbero essere validissimi per una colonna sonora di uno spettacolo cinematografico, considerata anche la varietà dei temi e il pathos che esce fuori dai solchi ed è quella, secondo il mio modesto parere, la strada da continuare a battere per far quadrare il cerchio nelle prossime produzioni.
Le atmosfere genesisiane unite ad un’ottima predisposizione a sperimentare e a “leggere” le scene di un film, potrebbero, infatti, essere la chiave di volta per la carriera futura di questo artista.
Da segnalare anche l’apprezzabilissimo lavoro svolto sulle sei corde da Gatti, che denota un ottimo gusto e un’ottima tecnica di base che non è mai scontata in questi casi.
Per essere un demo, il risultato nel complesso è ampiamente sufficiente tuttavia per arrivare ad una produzione ufficiale, secondo il mio modesto parere, c’è ancora abbastanza da lavorare. Vedremo cosa ci riserverà il futuro.

 

Antonio Piacentini

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