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FRACTAL |
Sequitur |
autoprod. |
2009 |
USA |
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Disco alquanto strano e controverso questo secondo degli americani Fractal, pubblicato a sei anni di distanza dall'esordio “Continuum”. “Sequitur” inizia nel peggiore dei modi con un pezzo strumentale, “Ellipsis”, che ricicla con fare mediocre e per l'ennesima volta riffs e modalità crimsoniane: preoccupato di trovarmi di fronte all'ennesimo e noiosissimo esercizio di stile, tiro volentieri un sospiro di sollievo con la successiva “Aftermath”, una lunga e godibile ballata prog che riesce ad incanalare con certa fantasia ed inventiva le influenze frippiane che sono proprie dei Fractal senza perdersi in inutili elucubrazioni strumentali. L'entusiasmo cala di nuovo vertiginosamente con il terzo brano, dal ridondante titolo “Mantra: Eternal Spring of Life”: un altro tentativo un po' goffo di fare il verso ai King Crimson post-Discipline, aggravato da vocals lamentose e poco piacevoli. In preda al panico, mi salva il quarto pezzo del cd, “Giving Tree”, una canzone dal sapore acustico intensa nella sua essenzialità. Vien da pensare che ai Fractal sarebbe stato utile l'apporto di un buon produttore esterno in grado di calmare e guidare al meglio le loro inclinazioni più sperimentali... Rimango quindi piacevolmente stupito da “Coriolis”, pezzo strumentale ambient-frippertronico oscuro e spaziale in cui si fa un uso piuttosto efficace e profondo del synth per chitarra... Ed è proprio da questo momento in avanti che “Sequitur” prende una piega decisamente interessante, con l'eccezione di un'altra brutta caduta di tono in “The Great Pain” e con qualche perplessità per la frenetica “The Monkey's Paw” (brano comunque non privo di una certa energia); in particolare si mettono in evidenza gli oltre dodici minuti di “Churn”, eccellente mini-suite di rock sinfonico suddivisa in quattro movimenti, dai tratti esoterici ed inquietanti, attraverso la quale i Fractal riescono a dare il meglio come musicisti e compositori. Ed infine “Sequitur” si conclude con l'elettronica di “Bellerophon”, raffinata house d'atmosfera che sigilla con un tocco di malinconia un disco sicuramente pieno di difetti ma che nei suoi momenti migliori riesce ad essere assai intrigante e stimolante... Una volta eliminate le scorie emulative in eccesso e con un maggiore senso della misura, nel prossimo eventuale disco i Fractal potranno sicuramente dimostrare di essere un'ottima band!
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Giovanni Carta
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