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MELNITSA |
Dikie travy |
Navigator Records |
2009 |
RUS |
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Sembrerà strano ma un gruppo così in Russia riesce a muovere intere platee e così i Melnitsa, per il concerto di presentazione del nuovo album, sono riusciti a riempire lo stadio olimpico di Mosca, con folle di ammiratori impazienti di ascoltare le nuove canzoni. Eppure la musica di questa band non rientra in quello che oggigiorno, alle nostre latitudini, viene ritenuta robetta commerciale da ascoltare distrattamente alla radio. Non stiamo parlando di una band di avanguardia, sia chiaro, ma da noi musica comunque fruibile e melodica e di buona fattura non è in grado di arrivare alla gente con così tanto clamore. Quando mai questo accade per Iona o Mostly Autumn, i quali comunque hanno realizzato musica godibile e melodica, seppure sofisticata, di quella che ti chiedi come mai non riesca a diventare ampiamente popolare nonostante possa potenzialmente piacere ad una larga base di pubblico? Non so dare una spiegazione a questo fenomeno ma se i Melnitsa rimarranno dei perfetti sconosciuti nel resto del mondo, sappiate che in Russia sono dei veri e propri idoli, che suonano un tipo di musica con forti influenze folk celtiche e parentele col nostro prog melodico.
Questo disco è il quarto lavoro in studio del gruppo ed è il risultato di un graduale percorso di maturazione che ha portato la musica dei Melnitsa da prevalentemente acustica ad un una miscela elettrificata di suoni folkish e ritmiche rock. Un ruolo di primo piano lo riveste come al solito Natalya O'Shey, con la sua voce dalla timbrica angelica e dalle inflessioni irlandesi, nonostante si esprima in russo, con la sua bellissima arpa celtica, onnipresente, che duetta col flauto di Sergey Zaslavskiy e con il violoncello elettrico di Aleksey Orlov. Rispetto ai precedenti lavori troviamo un sound più soft e rotondo, con melodie spesso cantabili, col quale si entra immediatamente in sintonia… e forse sarà proprio questo che li fa tanto piacere al largo pubblico. In sostanza troviamo un lavoro più orientato verso il pop rispetto al passato ma che comunque presenta arrangiamenti non banali, una musicalità sconfinata ed un tocco esotico e suggestivo dato dall'accostamento dei testi in russo con melodie che ricordano le tipiche arie irlandesi.
Insomma è proprio difficile che questo album non piaccia e se siete appassionati di folk irlandese e non vi dispiace ascoltarne una versione forse un po' troppo edulcorata ma con un pizzico di sinfonicità, questo disco fa decisamente per voi. Qua e là troviamo anche riferimenti al Mike Oldfield di "Moonlight Shadow", come nella allegra "Shelkopryad", o ai Fläirck, nella loro veste più aggraziata. Non mancano episodi leggeri che comunque si incastrano perfettamente nel contesto di questo bell'album. Potreste trovare un po' di difficoltà per procurarvelo ma basta avere un qualsiasi amico russo perché tutti laggiù conoscono i Melnitsa.
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Jessica Attene
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