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VOODOO MONKEY CHILD |
Under a crescent moon |
Little Pound Records |
2009 |
USA |
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John Belushi in una famosissima battuta nel grande film Blues Brothers diceva: ”Io odio i nazisti dell’Illinois!”. Chissà cosa penserebbe oggi se fosse ancora in vita, di questi progster provenienti dall’Illinois che ci propongono, addirittura in un doppio cd, un new prog che, se non fosse per il fatto che escono decine di lavori simili, avrebbe anche parecchi spunti interessanti da analizzare. Purtroppo, dato il tipo di prodotto, questo “Under a crescent moon” rischia di passare nell’anonimato a discapito di prodotti più pompati (qui siamo di fronte, infatti, ad un’autoproduzione).
Uno degli aspetti più originali è nella voce di questo quintetto, cioè Janey Age (aka Jana Hurdesova), bellissima cantante proveniente dalla Repubblica Ceca che, grazie alla sua potenza nelle corde vocali, rende tutto il lavoro più caldo, alzando la media rispetto ai classici gruppi new prog che sono oggi in circolazione.
Il fatto di avere una vocalist femminile, porta a paragonare questi Voodoo Monkey Child ai nomi classici del nuovo prog che hanno davanti ad un microfono una donna come punto di riferimento.
Troviamo, infatti, elementi riconducibili a Magenta, Quidam, Mostly Autumn ma anche aspetti sonori provenienti da altri mondi musicali come Evanescence (senza mai sfociare nel gothic metal con voce femminile che è ormai una scena inflazionatissima) il tutto filtrato attraverso la tradizione musicale statunitense che porta a trovare tra i solchi di questo "Under a crescent moon" parecchio rock blues (d’altronde il gruppo agisce nei dintorni di Chicago e quindi, volenti o nolenti, bisogna fare i conti con questo mondo musicale).
Il lavoro di per sé non è brutto, è suonato anche decentemente con un grande solista alla chitarra (Michael J. Ferguson) che elargisce a profusione calde pentatoniche per tutta la durata dei due cd.
I brani che preferisco sono quelli più legati alla forma canzone ossia strofa, ritornello, strofa .”In the bad” e “We can do it” sono le potenziali hit da passare in rotazione su qualsiasi radio grazie alla semplicità della costruzione sonora (che non è sempre sinonimo di banalità).
Brani come “Dama Dama” o “Dollhouse”, poi, non sfigurerebbero nei dischi migliori dei già citati Magenta.
Tutto il lavoro in ogni caso ha il suo punto di forza nella melodia che trasuda anche nelle composizioni più complesse facendo in modo da consigliare questo lavoro senza nessuna remora anche ai neofiti di questo nostro mondo musicale.
Il secondo cd, contenuto in un lussuosissimo digipack, contiene quattro composizioni (presenti nel primo) in lingua ceca e forse anche grazie all’esoticità della lingua, risultano più convincenti rispetto a quelle in inglese.
La parola d’ordine di questo lavoro è semplicità, semplicità unita ad un ottimo tasso tecnico di tutto il resto della band (R. Scott Allen alle tastiere non ha niente da invidiare a un Clive Nolan di oggi).
Sarebbe un peccato lasciare passare nell’anonimato questo “Under a crescent moon”, purtroppo, visto come sono considerate le nuove proposte musicali nel mondo del rock progressive, rischiano di essere l’ennesima one shot band con molto da dire, che tuttavia si perde per strada.
Disco da lasciare in macchina e da consigliare veramente a tutti.
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Antonio Piacentini
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