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VALERY SIVER AND KIRYLL TREPAKOV |
Midway |
Electroshock Records |
2003 |
RUS |
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La carriera musicale di Valery Siver si apre alla giovane età di 16 anni, quando iniziò a comporre musica per chitarra classica, strumento che ha studiato alla scuola di musica Rimsky-Korsakov di San Pietroburgo. Il suo debutto discografico arriva nel 2000 con l'album "Resettlementer". Lo stile di questo artista è molto limpido, basato sul disegno di linee melodiche chiare, le cui note sono scandite da una chitarra dal suono cristallino. La sua tecnica di arpeggio pulita si staglia con nitidezza sullo sfondo soffuso ed avvolgente dei synth di Kiryll Trepakov, col quale il chitarrista condivide per la prima volta la sua esperienza musicale. Anche Kiryll inizia la sua esperienza di musicista con la chitarra ma si fa apprezzare soprattutto come ingegnere del suono. La sua attività di ricerca sonora si svolge per lo più a Mosca dove possiede un suo studio di registrazione. Le parti di synth sono studiate per abbracciare letteralmente quelle di chitarra ed il loro sound si sviluppa sempre in perfetta armonia con essa, esaltandone le caratteristiche melodiche. Il risultato è una musica colta ma chiaramente accessibile, dalle tonalità rilassanti e luminose e dal sapore meditativo e quasi new age che non si basa sulla ricerca fine a sé stessa ma che mira a creare una buona predisposizione dello spirito. Gli elementi percussivi sono molto rari e la musica è qualcosa che riempie gentilmente ogni spazio dell'anima, proprio come l'aria riempie ogni volume degli spazi in cui viviamo. Non mancano elementi di eterea sinfonicità come in "For a Lifetime" che ha il sapore di un chiaro mattino e che sembra evocare le mutazioni cromatiche dell'aurora boreale o come in "Hot Wind", con i suoi delicati momenti tastieristici. "Head of Laps" è fra le tracce più rarefatte e si basa su suoni esili e persistenti che si allargano come la vista che si posa su un lontano e vasto orizzonte. Questo album, elegante e semplice, potrebbe essere una valida porta di ingresso verso un mondo che a molti può sembrare ostile, quello cioè della musica elettronica, che viene qui mescolata con garbo alle sonorità acustiche e rassicuranti della chitarra. Un modo per entrare in confidenza con i suoni artificiali dei synth e con le ampie possibilità sonore di cui questi sono capaci, anche al di fuori di un contesto, quello del progressive rock, al quale siamo abituati.
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Jessica Attene
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