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OSADA VIDA |
Uninvited dreams |
Metal Mind Productions |
2009 |
POL |
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I sogni e gli incubi, quelli spiacevoli, quelli indesiderati, quelli dei bambini, quelli apparentemente senza fine. L’esplorazione degli aspetti più reconditi dell’animo umano attraverso lo stato onirico è il tema che i polacchi Osada Vida hanno scelto per la loro ultima fatica pubblicata per la Metal Mind.
Diciamolo subito, “Uninvited Dreams” è un album per certi versi sorprendente, moderno ma sempre in bilico tra la tradizione prog e il metal, composto da una manciata di brani nei quali l’atmosfera oscura si sposa alla perfezione con le liriche del concept.
E’ difficile provare noia ascoltando queste composizioni, nelle quali temi differenti vengono mescolati abilmente evitando con buoni risultati soluzioni che sanno di riempitivo. Si inizia spesso, come in “Uninvited Dreams” e “Childmare”, con sonorità dure, mai fastidiose o prolisse, nelle quali le chitarre e le tastiere trovano un ottimo equilibrio sonoro, per poi spostarsi verso i terreni progressivi più conosciuti le cui influenze, spazianti dai Pink Floyd ai Porcupine Tree, non suscitano troppe impressioni di deja-vu. In “My Nigntmare is Scared of Me” è un piano elettrico a introdurci verso un tappeto di archi “sporcato” dalla chitarra distorta nel brano più duro e sinistro dell’album. Ogni tanto spuntano scale orientali e spagnoleggianti, come in “Lack of Dreams” e nell’accoppiata “Is the Devil form Spain?” e “Is that Devil from Spain too?”, che vanno a costituire gli unici strumentali dell’album.
"Uninvited Dreams" è ben registrato, con suoni ben amalgamati che privilegiano le basse frequenze. La sezione ritmica colpisce per potenza e precisione, le chitarre sono capaci di passare con disinvoltura da distorsioni thrash a ritmi funky, ad assoli melodici e arpeggi evocativi, il tutto sempre con una coerenza di fondo permessa dall’ottima qualità delle composizioni. Le tastiere sono determinanti nel conferire un’atmosfera plumbea, ma non sono mai invadenti ed evitano gli inutili virtuosismi di certo ripetitivo prog-metal totalmente estraneo alla musica degli Osada Vida.
La voce di Lukasz Lisiak è forse il punto debole dell’album, non particolarmente incisiva, molto effettata e spesso accompagnata da cori e controvoci femminili allo scopo di rafforzarla. Questa comunque non è mai fastidiosa, fatto che indica la probabile conoscenza da parte del bassista dei propri limiti, e ben si adatta all’atmosfera generale, chiudendosi a volte in un sussurro ed evitando di avventurandosi in altezze non adatte alle proprie caratteristiche.
Un album azzeccato in definitiva, piacevole da ascoltare e curato anche nei testi. La sorpresa deriva dall’aver affrontato la commistione tra progressive rock e metal in maniera intelligente e riuscita, senza aver cercato di stupire a tutti i costi per mettere in mostra una perizia strumentale che emerge spontaneamente durante tutti i sessantacinque minuti di durata.
“Uninvited Dreams” viene pubblicato in due versioni, una nella tradizionale confezione jewel-case e l’altra in edizione limitata digipak contenente tre bonus track. A voi la scelta, sappiate però che in ogni caso difficilmente resterete delusi.
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Nicola Sulas
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