Esordio discografico per questo quintetto proveniente dalla Polonia, formato da Janek Niedzieski e Maciek Papalski alla chitarra, Filip Zielinski alla voce e alle tastiere, Lukasz Chmielinski alla batteria e Adam Pierzchala al basso. A farceli conoscere non poteva esserci biglietto da visita migliore della traccia d’apertura “Brainwave”, un adrenalinico brano di sette minuti nella migliore tradizione di Dream Theater e Fates Warning, tra slanci impetuosi, cambi di tempo, aperture ariose e melodie solenni. E’ un prog-metal tecnico e tecnologico, con suoni molto squillanti, le giuste cariche di feeling e che non si perde mai in uno sterile esibizionismo. Anche i brani successivi seguono un po’ queste caratteristiche; giusto per indicare i più riusciti, potremmo segnalare “Heartfelt souvenir”, lento e d’atmosfera, quasi floydiano e perfetta introduzione ai quasi dieci minuti di “Dreamlack”, che segue le stesse coordinate, ma pronto a deflagrare in riff granitici e maestosi, oppure le strumentali “Turbid mind and season madness” e “Darkroom”, magari clonazioni del Teatro del Sogno, ma venute abbastanza bene. Le chitarre si incrociano alla perfezione, mentre alle tastiere è dato il compito di alleggerire un po’ i toni e di creare sfondi più pacati. A volte il gruppo ci va giù pesante, lanciandosi in un metal potente, ma si dimostra capace di creare ottimi contrasti, grazie a dinamiche ben studiate che permettono di passare all’improvviso da momenti anche durissimi a situazioni di maggiore calma. In generale l’album riesce a mantenersi su standard medi decisamente soddisfacenti. Certo, si tratta pur sempre di un prog-metal abbastanza “canonico”, che sa di già sentito e che risulta privo di soluzioni che possano essere viste come innovative o originali, ma mi sento di dire che i Dianoya hanno realizzato un buon lavoro che merita le attenzioni degli appassionati del genere.