|
ALTRUISMOS |
Imagen |
Viajero Inmovil |
2009 |
ARG |
|
“Il progressive è una musica per vecchi”. Questa definizione, che piace tanto ai denigratori e agli ignoranti del genere, rappresenta dalla fine degli anni ’70 una spina nel fianco degli appassionati, e scrollarsela di dosso a volte sembra difficile come liberare un cane randagio dalle zecche. Fortunatamente, la realtà è talmente diversa da sembrare paradossale, e album come quello degli Altruismos ne sono una lampante dimostrazione. Cosa si può pensare, infatti, aprendo il digipack a tre facciate di questo dischetto e scoprendo, tra i gradevoli colori tenui dell’artwork, le foto dei quattro componenti del gruppo? A prima vista sembrerà di aver sbagliato qualcosa, di avere sottomano musica prodotta da una boy-band o da un gruppetto di grattacorde che tentano di imitare gli effimeri fasti raggiunti da gruppetti di adolescenti che giocano al rock’n’roll. Abbiamo di fronte quattro visi di ragazzini sorridenti, talmente imberbi da strappare un sorriso e far pensare ad uno scherzo, ad un finto album realizzato per prendere in giro gli amici del sabato sera. Ma se è vero che non bisogna farsi ingannare dalle apparenze, questo deve valere per forza anche nel progressive rock, dato che lo stupore che proverete schiacciando il tasto play del lettore e lasciandovi prendere dalla musica sarà notevole.
Secondo le informazioni contenute nel myspace della band, risalenti però probabilmente a metà del 2009, anno di realizzazione di “Imagen”, tre dei componenti degli Altruismos stazionano tra i 18 e i 19 anni d’età, con il solo Victor Julian Nocelli, tastierista, a raggiungere i 23. Per sciogliere ogni dubbio, diciamo subito che questi ragazzi argentini sanno suonare, e anche molto bene. Interessati alla musica sin da bambini, i quattro frequentano varie scuole dove acquisiscono la padronanza dei propri strumenti, prendendo ispirazione dal classic-rock, dal rock alternativo e dal jazz. Potete rendervi conto dei risultati ascoltando “Imagen”, il quale rappresenta un mix convincente di progressive, jazz, fusion, post-rock, metal, elettronica e ambient. Realizzare una sintesi del genere in modo appropriato può essere pericoloso, e può avere effetti devastanti dal punto di vista della qualità. Non è questo il caso, non completamente almeno. Gli Altruismos riescono quasi perfettamente ad evitare la mera sovrapposizione dei generi, integrando invece sapientemente temi e arrangiamenti per produrre un risultato che, sebbene non sia in certi momenti perfettamente omogeneo, gli permette di avere uno stile ben definito.
La musica è interamente strumentale, eccetto l’ultimo brano, “Pánico en Deja vú”, cantato dal batterista Facundo Negri. Ascoltando il CD si viene quasi subito immersi in un ribollente calderone fatto di passaggi solisti accompagnati da una ritmica che sfugge ad ogni tentazione di staticità. L’inizio è in realtà lento è meditativo, con la melodia di “Factor Crisálida” disegnata dalla chitarra elettrica e dal pianoforte incalzata da una batteria invasata, sino a liberarsi in un assolo di chitarra classica latina. Può lasciare un po’ interdetti la successiva “Altruista”, divagazione totalmente fusion guidata dalla chitarra elettrica, in apparente contratto con la traccia precedente, ma che dopo circa due minuti si trasforma in una bolgia strumentale jazz-ambient ricca di interventi solisti dal sapore improvvisato che si richiudono a riccio riprendendo il tema iniziale. Sapori jazz latini dominano anche “Erradia Crónica”, governata questa volta dal pianoforte e condita da interventi di chitarra elettrica che creano un’aria cupa e sognante, mentre gli ultimi due minuti calano il brano in una bizzarra sperimentazione di sintetizzatori e altri suoni sibilanti carichi di effetti. La successiva “Imagen” rappresenta il lato metal del disco, con i suoi riff di chitarra che fanno venire in mente addirittura i Dream Theater di “Images and Words”, se non fosse che un accostamento del genere nel complesso suona poco realistico. Si ritorna alla fusion chitarristica in “Camela”, brano che spiazza ancora per il rincorrersi di temi, tra parti di pianoforte, interventi quasi funky, altri riff metallici e una chiusura jazz-rock con echi canterburyani, il tutto in pochi tiratissimi minuti. “Pánico en Deja vú”, di oltre quattordici minuti di durata, chiude il disco, ancora una volta suddivisa in vari momenti che ricordano un’alternanza di sogno e realtà, cupezza e malinconia, forza e delicatezza.
L’ascolto di “Imagen” fila via liscio senza momenti di noia, ed è quasi un viaggio nell’esuberanza di una musica che vuole liberarsi da qualsiasi costrizione spaziale e temporale, un’espressione di libertà prodotta da quattro ragazzi che sembrano mettere veramente passione in quello che fanno. Non perfetto, ovviamente, a volte suona ingenuo ma è ugualmente bellissimo e realmente progressivo, a prescindere dai molteplici riferimenti presenti al suo interno. Gli Altruismos hanno potenzialità immense e possono rappresentare una parte del futuro del prog, e ascoltando il loro album d’esordio non c’è ragione di credere che questo futuro non debba esistere.
|
Nicola Sulas
|