Home
 
ALTAVIA Girt dog White Knight 2011 ITA

Se non fosse per il nome italiano e per qualche altro piccolo indizio sparso qua e là non sarebbe difficile per me ingannarvi raccontandovi che questa band è una delle giovani e promettenti leve dell’underground progressive inglese, quello che attualmente riesce ad attirare l’attenzione e le simpatie di un piccolo manipolo di appassionati grazie anche alla rivista patinata “Classic Rock Presents Prog” e ad un circuito di eventi live non popolosissimi a dire il vero ma abbastanza frequenti e partecipati. A scaldare l’atmosfera delle fuligginose notti inglesi potrebbero esserci, accanto a Magenta, Mostly Autumn o IQ, proprio gli Altavia. Il loro sound così inglese e un buon uso della lingua fanno sì che la terra di Albione possa essere il loro ambiente naturale e non a caso, secondo me, la neonata etichetta inglese White Knight, fondata da Will Mackie della Caerllysi Music, ha scelto proprio loro come sua produzione di esordio. Non può che destare stupore poi leggere che l’intero album è stato prodotto nello home studio di Andrea Stagni (tastiere e voce) in Italia, visto che proprio il sound, patinato e brillante, è un grande punto di forza di questo CD. La musica di questo album è in effetti come un morbidissimo guanto di velluto che scivola piacevolmente sulla pelle calzando perfettamente, senza pieghe fastidiose e senza superflui merletti e pizzi. A rafforzare la piacevolezza di ascolto è un deciso senso della melodia che si traduce in un gusto musicale raffinato ed equilibrato e non in inutili canzoni melense, dai contenuti scontati. Che sia la melodia il faro di questo progetto non è poi un grosso mistero, come non sono misteriosi gli ingredienti che la band ha scelto per realizzare questa ricetta: basta soltanto notare che da qualche tempo a questa parte Francis Dunnery, che molti di voi meglio ricordano negli It Bites, fa tappa proprio a casa di Andrea Stagni per suonare dal vivo la sua musica, in quelli che sono dei veri e propri concerti ufficiali, anche se destinati a pochi intimi, vista la ridotta capienza della location. Una volta capito questo non è difficile individuare le coordinate musicali degli Altavia che hanno nelle loro radici la musica degli It Bites e come tronco, rami e foglie un po’ di linfa di IQ, Magenta e persino qualcosa dei Pink Floyd più melodici e dei Marillion periodo “Holidays in Eden”, in un insieme che riesce a stare sapientemente in bilico fra prog sinfonico e pop sofisticato. Abbiamo parlato del sound ma un altro aspetto che mi preme mettere in evidenza è quello delle parti vocali, formate da diversi elementi (e cioè dalle ugole di Andrea Stagni, che ricopre comunque più spesso il ruolo di lead vocalist, del batterista Marcello Bellina, del chitarrista Mauro Monti e di due ospiti aggiuntivi, Betty Copeta e Laura Monti) che sono strette fra loro come le corde più sottili di un canapo e che riescono a loro volta quasi a fondersi con la musica in un insieme molto compatto e dinamico. Sono proprio la compattezza, la dinamicità assieme alla semplicità che rendono l’ascolto di questo album assai fluido ed agevole e la musica vola letteralmente via senza che l’orecchio inciampi o si soffermi in superflui abbellimenti. Se da una parte questo può essere considerato un limite per alcuni appassionati di Prog dall’altra si dimostra anche un punto di forza per un album che nel suo genere si può ritenere senza dubbio riuscito.


Bookmark and Share

 

Jessica Attene

Collegamenti ad altre recensioni

ALTAVIA Kreosote 2016 
MATERYA Case 2012 

Italian
English