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ANTIKLIMAX |
Green largo |
autoprod. |
2011 |
FRA |
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In un periodo in cui le peggiori previsioni apocalittiche non sembrano poi così lontane dall’avverarsi, tra una catastrofe naturale e l’ennesima guerra, il nuovo disco di Vincent Bénésy (alias Antiklimax) sembra giungere nel momento più opportuno: “Green Largo” è infatti, come descritto dallo stesso autore, un viaggio musicale attraverso la desolazione di paesaggi urbani abbandonati e morti, dove la natura ha avuto il sopravvento sulla tecnologia dell’uomo, la cui presenza è ormai testimoniata solamente dalle rovine delle città… Uno sguardo apocalittico verso un ipotetico e probabile futuro comunque non privo di un certo ottimismo, in assenza dell’uomo, causa di inquinamento e devastazione, la natura può infatti riprendere il suo corso senza ostacoli: tutto questo si traduce in una serie di chiaro-scuri elettronici che spaziano da un’armoniosa polifonia di sintetizzatori alle più oscure trame minimali. “Green Largo” è il quarto cd di Antiklimax, il secondo autoprodotto (i primi due sono stati pubblicati dalla Musea); diversamente dal precedente “360°”, quasi interamente votato al recupero di atmosfere synth-pop strumentali anni ottanta post-Kraftwerk, “Green Largo” recupera l’aspetto ambientale, vagamente new-age, di “Aurora Polaris” e la vena più drammatica dell’esordio. Vincent Bénésy è rimasto comunque legato a determinate sonorità da fine anni settanta-primi anni ottanta, non a caso gli ormai antichi e sempre efficaci Yamaha DX 7 e Crumar Multiman S sono largamente utilizzati in “Green Largo”, accanto ad un più recente software midi-sequencer: il risultato finale suona quasi come una strana e suggestiva fusione fra le orchestrazioni di Klause Schultze ed il crepuscolare minimalismo ambient dei fratelli Eno; nonostante uno stile forse un po’ naïf la musica suona tutt’altro che stucchevole o datata… Registrato in maniera più che decorosa, pur con le sue piccole e trascurabili imperfezioni tecniche percepibili durante l’ascolto, ”Green Largo” rischia infatti di diventare nella sua intensità la migliore opera realizzata da Antiklimax.
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Giovanni Carta
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