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QUINTESSENZA |
Nei giardini di Babilonia |
autoprod. |
2010 |
ITA |
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I Quintessenza sono arrivati al loro terzo lavoro e provano il salto di qualità presentandoci un progetto molto ambizioso come può essere quello di un concept album. Partiamo dalla trama: nelle note si legge che ” Il racconto parla della caduta e dell’ascesa di un uomo qualunque che viene trasportato dalla propria anima in un mondo immaginario (Babilonia), dove un guardiano lo attende per iniziarlo al viaggio che deve intraprendere. Il protagonista farà così un percorso all’interno dei Giardini di Babilonia che lo condurrà a scavare nel fondo del suo Io più intimo, che lo aiuterà a liberarsi definitivamente delle proprie paure e che gli permetterà di ascendere ad una vita nuova”. Detta così può sembrare molto avvincente e originale… alla prova dei fatti è sempre lo stesso tema che decine di band hanno già trattato cambiando l’ordine degli addendi (senza scomodare Genesis e Who, basta pensare agli innumerevoli concept che partono dalla Divina Commedia o a quello presentato ultimamente dai Magni Animi Viri.) Meglio quindi partire dai tredici brani che compongono questo lavoro. Un lavoro perennemente in bilico tra Progressive Rock e Metal che paradossalmente sarà più apprezzato da chi ama determinate sonorità sinfoniche rispetto a quelle più dure e che può vantare come ospite nel brano iniziale, Elena Alice Fossi dei Kirlian Camera. Il disco sinceramente non mi colpisce più di tanto. Pur notando nelle varie tracce una buona tecnica di base e un sufficiente songwriting a mio modesto parere non si riesce a centrare in pieno il bersaglio. Sembra il lavoro di un gruppo Metal che lungo la via si è convertito al verbo progressivo, il risultato quindi risulta monco, né carne né pesce. La grande assente di tutto il lavoro sembra proprio la personalità che, da un gruppo dalle elevate doti tecniche come questo, ci si aspetterebbe. Le idee ci sono e sono anche buone e sicuramente saranno apprezzate da chi cerca un determinato genere di sensazioni sonore, ma rimane quel senso d’incompletezza che si cerca di mascherare con l’utilizzo del concept album. Vedendo in giro nella rete qualche esibizione live del gruppo di Volterra, il risultato appare sicuramente più convincente e la band sembra essere più libera di dimostrare quello che sa fare.
Vedremo, comunque, il futuro cosa riserverà a questo gruppo ormai in giro da oltre un decennio sulle scene del rock italiano.
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Antonio Piacentini
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