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THE RICK RAY BAND Can’t lie hard enough Neurosis Records 2011 USA

Non esattamente un gruppo prog, la Rick Ray Band resta comunque ancorata a quel passato in cui il rock non faceva grosse distinzioni di generi ed era facile che nei gusti degli ascoltatori ai nomi di Genesis, Yes e King Crimson si affiancassero quelli di Allman Brothers Band, Led Zeppelin, Mountain, Santana, Chicago, Jeff Beck, Eric Clapton, ecc. Non è proprio un caso che abbia citato questi artisti che comunque proponevano un repertorio a loro modo innovativo, condividendo con il mondo del progressive un certo spirito di ricerca, spingendoli ben oltre le canzoncine di facile ascolto. Ecco, la Rick Ray Band presenta proprio queste caratteristiche, ben evidenti in questo album, contenente tredici brani eredi di quel rock di inizio anni ’70 che trascinava e faceva vibrare. Già guardando una foto di Rick Ray sembra di vedere uno dei protagonisti di quel periodo: capelli lunghi, barba incolta, aspetto trasandato e l’inseparabile chitarra a tracolla. Contornato da altri musicisti che offrono un’ampia gamma di strumenti, tra tastiere, basso, batteria, percussioni, fiati, armonica, Ray guida la sua formazione mostrando legami soprattutto con il classico hard-rock dei seventies e con le jam-bands. Per lanciare qualche paragone con artisti abbastanza recenti potremmo citare inevitabilmente i Gov’t Mule e la Dave Matthews Band. I brani presentano in genere ritmi veloci, la chitarra tagliente e virtuosa del leader sempre in bello spolvero, un sound solitamente aggressivo sul quale il sax si inserisce alla perfezione, ma non manca qualche linea melodica più delicata di tanto in tanto. Non sorprende, ascoltando questi pezzi, che la Rick Ray Band abbia una buona fama come live-performer, anche considerando il fatto che ha aperto concerti per Blue Oyster Cult, Lynyrd Skynyrd, Robin Trower, Michael Schenker Group, tanto per citare qualche nome. In effetti si tratta di un gruppo che può facilmente entrare nelle grazie di chi adora il Southern Rock. I punti di contatto con il progressive, invece, vanno principalmente visti, nella presenza, nel disco, di cambi di tempo e di passaggi strumentali prolungati, dove i vari strumenti si intrecciano a meraviglia o si lanciano in fughe solistiche di notevole effetto. La Rick Ray Band vanta una carriera pluridecennale e svariati album; “Can’t lie hard enough” è solo l’ultimo tassello di un percorso lontano da suite sinfoniche, mellotron e sequenze cervellotiche e che solo in minima parte riprende un certo spirito progressive, ma penso che qualsiasi amante del buon vecchio rock ascolterà con piacere la musica presente in questo cd.


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Peppe Di Spirito

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