|
ORNE |
The tree of life |
Black Widow |
2011 |
FIN |
|
Nuovi sospiri musicali oscuri per i finlandesi Orne, che con l’album “The tree of life” puntano ancora una volta su un sound cupo, anche più accentuato rispetto al debutto, costruito su tessiture di chitarra apparentemente fragili, che con arpeggi reiterati ed ossessivi crea sinistre atmosfere sulle quali una voce profonda e particolare, tastiere d’epoca (Mellotron e organo Hammond) e ritmi spesso cadenzati e funerei rifiniscono delineando trame sonore inquietanti. A suggellare il tutto ci sono poi gli interventi del flauto, che pur addolcendo l’aria che si respira, non fa mai venir meno la tensione. Le canzoni presenti in questo lavoro hanno una durata abbastanza lunga, perché i musicisti amano incanalarsi verso lunghe digressioni strumentali, che non disdegnano tratti psichedelici e che vanno spesso in crescendo, partendo da trame tenui, quasi intimiste, pronte però a prodigarsi verso accelerazioni costanti, in cui la lancinante chitarra elettrica, le tastiere ecclesiastiche e il mai invadente flauto si uniscono e si lanciano a capofitto in intrecci di notevole effetto. Capita così che brani che inizialmente sembrano ballate malinconiche e minacciose, si trasformino in vere e proprie cavalcate robuste e sanguigne. Epici maestri del dark sound, gli Orne riescono a dare un interessantissimo seguito al già valido “The conjuration by the fire”, regalandoci cinquanta minuti di musica di grande qualità e il cui fascino è dettato da un feeling straniante e stranamente magnetico che cattura immediatamente e non ci abbandona mai per tutto l’ascolto. La forte personalità della band non permette di inquadrare alla perfezione la proposta portata avanti. Diventa quindi difficile trovare influenze marcate, ma anche termini di paragone per spiegare il contenuto di “The tree of life”. Pensate ai White Willow più cupi, ma senza quelle venature folk, al gothic dei My Dying Bride senza arrivare a certi estremismi di questi ultimi, alle aperture sinfoniche dei Van der Graaf Generator, persino a quelle trame acustiche tipicamente genesisiane quando dialogano chitarra e flauto… Aggiungete quell’aura onirica da space-rock floydiano… E non dimenticate vecchi padri delle danze macabre rock, quali Black Sabbath, Black Widow, High Tide e Jacula… Mescolate il tutto e potrete avere una vaga idea di cosa le vostre casse diffonderanno una volta spinto il tasto play del lettore con il cd degli Orne all’interno. Perché se avete continuato a leggere finora e siete amanti del progressive dalle forti tonalità dark il prossimo passo è quello di procedere all’acquisto!
|
Peppe Di Spirito
Collegamenti
ad altre recensioni |
|