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PYTHAGORAS |
The correlated ABC |
autoprod/Musea |
2011 |
NL |
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Il ritorno dei Pythagoras, duo neerlandese attivo agli inizi degli anni Ottanta, rischia di essere una vera e propria meteora, vista la recente scomparsa, il 7 Dicembre del 2011, del batterista Bob De Jong. Dopo una lunghissima assenza dalle scene ecco arrivare all’improvviso un terzo album, un’edizione limitata a 500 copie, con una confezione artigianale, finemente realizzata, a dir poco geometrica: la copertina può essere piegata a formare un triangolo rettangolo e noterete che pitagoricamente, è il caso di dirlo, ognuno dei tre vinili di diversa taglia che troverete all’interno è rivestito da una foderina quadrata il cui lato è esattamente uguale a ognuno dei lati del detto triangolo. Ecco quindi che l’area della copertina del disco C (“Low-Fi Watercolour Ballet”) viene ad essere uguale alla somma delle aree delle copertine dei dischi A (“Drifting Around Irrational Forces”) e B (“Right Angles And Other Corners”). Geometria a parte, è il caso forse di fare un piccolo passo indietro per presentarvi meglio la band, visto che molti di voi non la conosceranno o non se ne ricorderanno. I Pythagoras nascono nel 1979 in un negozio di dischi a Den Haag di proprietà di Bob De Jong, batterista in studio della Phonogram olandese e già membro di diverse altre band, dove avviene l’incontro con il tastierista René de Haan che ha in mente di realizzare musica per sintetizzatori. Il debutto, “Journey to the Vast Unknown”, registrato nella casa di René, attrezzata per l’occasione con synth di ogni sorta, fu realizzato privatamente nel 1981 con una tiratura di 500 esemplari ma presto, grazie all’interesse catturato attraverso alcuni passaggi radiofonici, fu ristampato vendendo ben 5.000 copie. Il secondo album (“After the Silence”), uscito nel 1982, vide la partecipazione di molti altri musicisti fra cui un giovanissimo e alle prime armi Arjen Lucassen alla chitarra e al basso a pedali. La WEA, che si occupava della sua distribuzione, si mostrò interessata alla pubblicazione di un terzo album che però non avvenne mai perché la band, che comunque continuò per un certo periodo di tempo a suonare, si sciolse. Ecco quindi un lungo periodo di silenzio interrotto proprio da questa ultima uscita a sorpresa che giustamente può essere considerata come quella terza opera mai realizzata, visto che il materiale sonoro risale agli anni che vanno dal 1983 al 1985, con interventi di post-produzione avvenuti nel 2009. Il risultato è un bellissimo viaggio nella musica tastieristica di quegli anni, con un sound squisitamente vintage che si pone in diretta continuità con quello del vecchio “After the Silence”, segnato da influenze Kraut ma solcato allo stesso tempo da ampi paesaggi psichedelici, visioni elettroniche e buone dosi di sinfonia e melodia. Aumentando la grandezza degli album, si accresce anche la complessità della loro musica che, nel disco C, che si dimostra anche artisticamente una specie di sommatoria degli altri due, diventa enfatica e a tratti magniloquente. Non aspettatevi comunque qualcosa di squisitamente orchestrale, di levigato, imbellettato o di pesantemente sinfonico: la bellezza del prodotto sta nel suo essere sempre e comunque qualcosa di Lo-Fi, nonostante le influenze che chiaramente possono riportarci in più momenti verso la musica classica o il Prog sinfonico. Il disco A, quello più breve, è composto da quattro brani, collocati in maniera simmetrica, con i due pezzi più lunghi che lo aprono e lo chiudono e quelli più brevi (non arrivano al minuto di durata), “Epilogue” e “Prologue”, messi al centro. La musica è un ampio tappeto di suoni elettronici, con melodie dilatate che sembrano quasi preparare l’ascoltatore all’esplosione sinfonica che avviene sul finale di “Floating Angel Blues to You” con tastiere imponenti, Floydiane, e le linee ritmiche cadenzate date dalla batteria elettronica. Il disco B, “Right Angles and Other Corners”, è qualcosa di più robusto, con suoni spesso caustici e stridenti e basi ritmiche schematiche e pulsanti, dal sapore quasi New Wave in certi contesti, intervallati a momenti cosmici dilatati alla Tangerine Dream. Tutto ci riporta agli anni Ottanta e ai gusti dell’epoca attraverso i quali vengono filtrate anche le influenze più classiche e Settantiane. L’ultimo lato del triangolo, il disco C, è secondo me quello più affascinante ed il titolo “Low-Fi Watercolour Ballet” ne sintetizza alla perfezione l’essenza. Vi troviamo infatti il concetto di opera sinfonica, nella parola “Balletto”, la delicatezza delle tinte dell’acquerello e la bassa qualità sonora di cui parlavo che in questo caso è addirittura una specie di valore aggiunto. Al lavoro dei due musicisti si va ad aggiungere l’apporto di alcuni ospiti al sax, bayan, alle chitarre, al basso e alle percussioni, il cui ruolo comunque appare molto diluito nel contesto di un album prepotentemente tastieristico. A pezzi di concezione abbastanza semplice, come può essere “Rose, Chicken, 27”, con un piano delicato e una chitarra acustica suonata in maniera volutamente sgraziata, se ne alternano altri di pura astrazione, come la visionaria “All of the Answers” che, almeno nella parte iniziale, ricorda qualcosa di Edward Artemiev. Momenti quasi di smarrimento si alternano a momenti di dolcezza, come la breve “Right on Time”, in una raccolta di canzoni molto mutevole e varia nei contenuti che comprende anche pezzi più energici come “The Challenged Spirit vs. Reality” che ricorda nel suo disegno semplice ed efficace qualcosa di Vangelis. Oltre a rappresentare un’attrattiva per gli appassionati di gimmick packages questo album è un capiente calderone di musica interessante, forse un po’ grezza e poco selezionata, ma nel complesso direi che rappresenta un brillante spaccato dell’epoca, uno sketch book tratteggiato in maniera vivace e cangiante che sicuramente riuscirà a catturare la vostra attenzione, sempre che non siate amanti dei suoni perfetti e levigati ovviamente. Se non riusciste a rientrare fra i 500 fortunati che si accaparreranno l’edizione limitata su triplo vinile, sappiate che Musea ha stampato quest’opera anche in formato CD, quindi avrete una possibilità in più di farvi questo bel tuffo nel passato.
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Jessica Attene
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