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OUTOPSYA |
Fake |
Lizard Records |
2011 |
ITA |
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Un disco di progressive rock ultramoderno?? Per qualcuno potrebbe sembrare un’eresia ma non certo per la Lizard Records che, dagli ormai lontani tempi degli Spirosfera, sta portando avanti un discorso piuttosto anticonformista rispetto a certe idee e luoghi comuni sul prog rock (in particolare qui in Italia), promuovendo gruppi che rappresentano il puro spirito di ricerca ed avventura musicale senza il complesso e la frustrazione di dover per forza guardare indietro negli anni per riproporre in maniera reverenziale schemi collaudati almeno qualche migliaio di volte. Insieme all’ultimo ottimo lavoro dei Garden Wall, “Fake” assume connotazioni di musica ineffabile, dai tratti schizoidi e mutanti, in cui diventa difficile trovare un punto di contatto rassicurante per chi ascolta… Sperimentazione fine a se stessa oppure colpo di genio, probabilmente tutte e due, “Fake” è un disco che prende ed intriga con il passare degli ascolti. Come secondo disco è sicuramente un passo ambizioso per gli Outopsya, sia per il formato in doppio cd che per un contenuto musicale intriso di suoni nervosi e cibernetici, originariamente concepito come colonna sonora della prima versione cinematografica del classico “Il Fantasma dell’Opera” di Rupert Julian. Come nel precedente cd d’esordio “Sum“, uscito nel 2009, gli Outopsya hanno diviso il lavoro in due, fra il principale autore delle musiche e testi, Luca Vianini (chitarrista, voce, tastiere, percussioni) ed Evan Mazzocchi, bassista nonché responsabile dell’aspetto estetico del disco. Questa volta però l’elettronica acquisisce un ruolo più fondamentale ancora, rappresenta la naturale evoluzione degli Outopsya, si infiltra in ogni dettaglio sonoro tanto da rendere “Fake” quasi una massa informe in continua evoluzione e devoluzione, a seconda dell’umore dei brani. La progettualità del progetto è comunque evidente nella gestione dei pezzi, con la prima parte (cd viola) a rappresentare l’aspetto più elettronico ed ostico degli Outopsya, mente il secondo (cd nero) è il disco più tradizionalmente “rock” ed energico. Nei momenti più convulsi e melodici gli Outopsya danno dimostrazione di avere una buona capacità strumentale oltre che personalità ed una certa perversa inventiva; meno frenetici rispetto a “Sum”, mischiano con una certa logica i King Crimson del periodo new wave alle più recenti tendenze math rock, quindi ai Primus più squilibrati e sperimentali, ed avant metal-rock, tra l’ermetismo dei Kayo Dot e le estroversioni tecniche alla Mars Volta… senza risparmiarci neanche alcune discrete parti più cadenzate al limite dello stoner-doom. C’è un grande gusto per le atmosfere opprimenti e malsane, l’elettronica è usata in chiave industriale e dark, in particolare nel cd viola ci sono parecchi riferimenti ai Nine Inch Nails più atmosferici e ai Coil, più tante piccole stravaganze negli arrangiamenti e momenti di delirio melodico-strumentale che fanno riesumare i più torbidi Residents ed evocare addirittura i Cardiacs grazie ad alcuni vocalizzi visionari quanto allucinati tipici del loro stile. L’originario concept del Fantasma Dell’Opera sembra dunque che si sia adattato ad una versione post-moderna ed urbana, con tutte le nevrosi che derivano dalla nostra realtà tecnologica. Forse l’unico problema di “Fake” sta nell’eccessiva confidenza dei Outopsya con le proprie capacità, un’autoindulgenza che determina alcuni momenti di prolissità e pesantezza sperimentale, specialmente nella sezione “elettroacustica” della prima parte. Dispiace anche per la mancanza di un booklet adeguato ai contenuti, la confezione mi sembra sin troppo scarna, senza alcuna traccia dei testi o neanche qualche nota di supporto… In definitiva “Fake” è dunque un disco intenso e dotato di un suo fascino tutto particolare, a dispetto di tutte le sue imperfezioni è un passaggio decisamente consigliato per chi vuole inoltrarsi verso sentieri più moderni ed impervi del solito…
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Giovanni Carta
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