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VÁGTÁZÓ ÉLETERŐ |
VHK-Idéző – Forgószel |
Szerzői Kiadás |
2009 |
UNG |
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La mente (proprio il caso di dirlo) celata dietro questo particolare moniker (“Vitalitŕ Galoppante”) č quella di un personaggio assai singolare: Attila Grandpierre, fisico ed astrofisico ungherese, autore di studi ed interessanti teorie sulle origini delle leggi che stanno alla base dell’Esistenza, oltre ad essere una figura attiva nella ricerca delle tradizioni, storie e miti magiari. A parte tutto questo, Attila (un nome, una garanzia!) č un amante della ricerca musicale ed ha iniziato la propria avventura in questo settore negli anni ’70, tramite diverse collaborazioni. Attualmente fondatore, frontman e lead singer della shaman-punk band Vágtázó Csodaszarvas formata da ben undici elementi, negli anni ’80 lui ed i suoi Vágtázó Halottkémek – attivi fin dal 1975 – vengono definiti dagli addetti ai lavori come la “migliore shaman-punk band di sempre”. Quell’ensemble, piů sinteticamente conosciuto con la sigla VHK, cambia batterista nella persona di Kristof Szabó e si evolve in qualcosa di piů complesso, cioč proprio i Vágtázó Életerő, che mantengono la furia “sciamanica” e punk delle origini ma si proiettano verso qualcosa che ha parecchio da spartire con l’universo prog.
Lo studioso che da piccolo avrebbe voluto fare l’astronauta per studiare direttamente il sole, mira ad un progetto che tramite la musica possa proiettare nelle forze insite alla Natura stessa, che apra le porte vero l’essenza della vita, che faccia accedere alle Sfere celesti e che quindi consenta di gettare uno sguardo su una realtŕ elevata.
Sě, ma alla fine questa musica famosa… com’č? “Forgószel” (“Turbine d’aria”) in realtŕ non č un album vero e proprio bensě una raccolta molto particolare che contiene tre inediti e delle nuove versioni di pezzi mutuati dal gruppo precedente (“VHK-Idéző” = “Recalling the VHK”), in questa sede eseguite anche dal vivo. I contenuti variano dall’inascoltabile al profondamente interessante, denotando come principale elemento di disturbo proprio la voce del leader! Se Grandpierre non urlasse come un ossesso, giocando a fare l’invasato, l’intero gruppo ne gioverebbe in maniera esponenziale. Certo, si tratterŕ di un elemento preponderante in chiave rituale, ma dal punto di vista della diffusione del prodotto risulta penalizzante.
Piuttosto che elencare ciascuno dei singoli pezzi, che possono arrivare anche ai quindici minuti, č sicuramente piů proficuo sottolineare che i momenti migliori sono quelli in cui il gruppo si assesta su ritmiche (relativamente) piů tranquille, in una specie di RIO che oggettivamente sembra prender forma da un’ispirazione sempre piů graduale. Ci sono dei gran controtempi ritmici, delle metriche eseguite con due chitarre elettriche come se si trattasse di una sola, delle partiture davvero difficili... E proprio in questi particolari contesti, probabilmente, si puň cogliere un “sentire” differente.
I Vágtázó Életerő potrebbero interessare a chi cerca l’originalitŕ ad ogni costo ed a tratti potrebbero addirittura affascinare, purché si abbia la pazienza e lo spirito di chi vuol comprendere.
Si segnala che purtroppo, il 26 febbraio 2012, il percussionista Endre Boli Balatoni č morto per una grave intossicazione alimentare mentre si trovava nell’isola di Sumatra, Indonesia. Colleghi ed amici hanno immediatamente organizzato concerti in sua memoria, anche per dare un sostegno concreto alla famiglia.
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Michele Merenda
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