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INNER EAR BRIGADE |
Rainbro |
AltrOck Productions |
2012 |
USA |
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E’ veramente un piacere parlare del cd uscito per l’etichetta italiana Altrock di questo gruppo statunitense che, come i suoi compagni di scuderia Mirthkon, proviene da Oakland. Due gruppi son pochi per far parlare di una nuova scena prog nella Bay Area ma di certo i loro debutti musicali sono veramente interessanti e poco canonici per un mondo a suo modo così reazionario come quello del rock progressive. Le dieci tracce che compongono questo “Rainbro” non lasceranno delusi sia gli amanti del Canterbury e del jazz rock che gli amanti del RIO e delle avanguardie. La peculiarità di questo lavoro è, infatti, quello di poter essere apprezzato da un ampio spettro di potenziali ascoltatori (aspetto che dovrebbe essere scontato quando si parla di dischi belli, senza per forza rifugiarsi dietro il paravento dell’album non capito da tutti perchè diretto solo a una determinata cerchia di appassionati). Non ci troviamo di fronte a mega suite, i dieci brani hanno la durata canonica dei cinque - sei minuti (con l’eccezione della traccia conclusiva) ma riescono a proporre veramente tante idee anche nel poco tempo a disposizione. Tutte le varie influenze che troviamo in “Rainbro” non creano “l’effetto minestrone”. Gli Inner Ear Brigade riescono a mettere il loro timbro personale su tutte le loro composizioni grazie all’uso intelligente degli strumenti a fiato, a una chitarra protagonista ma mai invadente e alla voce bella e particolare di Melody Ferris (e a volte è paradossale ascoltare quante voci femminili importanti ci siano nel giro delle avanguardie musicali rispetto a quelle che si trovano, il più delle volte discutibili, nel circuito rock progressive “classico”). Melody è il collante che tiene in piedi tutte le varie influenze che, senza un elemento di raccordo, tenderebbero ad annullarsi invece di esaltarsi una con l’altra. Tutti i brani sono degni di nota, ma quelli che personalmente mi hanno colpito di più sono: la title track, con una chitarra incalzante che potresti trovare in qualsiasi sottegenere del rock attuale ma non nel progressive, che sfuma lasciando spazio a un sax che riporta tutto in territorio jazz rock. ”Too good to be true”, forse il brano più rappresentativo per descrivere il sound ricco di influenze degli Inner Ear Brigade. Le tracce forse più canterburiane del lotto, “Missing the rain” e “Dirty spoons”. La conclusiva bellissima “25 miles to freedom”, un vero e proprio manifesto di quello che dovrebbe proporre musicalmente un gruppo per combattere contro un mondo musicale che offre o il nulla delle classifiche e dei reality o il riciclo infinito di stilemi musicali chiusi in sé stessi di quarant’anni fa, se non proprio la riproposizione, al limite del morboso, di gruppi di quel periodo. Non so se uscirà qualcosa di meglio nel 2012, lo spero logicamente… per la musica che amo, di certo per togliere il comando della (mia) classifica agli Inner Ear Brigade ce ne vorrà veramente tanto.
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Antonio Piacentini
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