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FUCHS |
Leaving home |
Tempus Fugit |
2012 |
GER |
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Hans Jürgen Fuchs è un batterista e multi strumentista tedesco che qualcuno ricorderà, alcuni anni fa, dietro alle produzioni della moglie Ines (presente, ma quasi per onor di firma, nella lista degli ospiti di quest’album) e a quelle di molti altri artisti che gravitavano attorno all’etichetta WMMS, inclusi i nostrani Asgard. Per il suo primo album solista, Hansi si gioca la carta del concept album, narrando le vicende di una famiglia tedesca (quella di suo padre) tra il 1920 ed il 1945, attraversando le varie fasi della giovinezza felice e spensierata, l’ascesa al potere di Hitler, fino alle tragedie della guerra ed il successivo stato di profughi. Il mood musicale è quindi abbastanza vario, anche se le 16 tracce hanno un filo comune abbastanza definito, senza sbalzi stilistici né alti e bassi considerevoli. Stilisticamente il disco si mantiene in bilico tra una sorta di Prog/AOR con forti echi anni ’80 e richiami a Pink Floyd e U2, a tratti un po’ anonimo ma con delle composizioni decisamente gradevoli qua e là e una qualità generale abbastanza piacevole. La durata dell’album è abbastanza elevata (74 minuti), quindi, se non si riesce ad entrare in piena sintonia con la storia, è abbastanza naturale che via via la musica cominci a scorrere senza lasciare molte tracce di sé. Tuttavia il risultato finale è piuttosto gradevole, bisogna riconoscerlo. Come dicevo, alcuni episodi sono decisamente al di sopra della media generale; è il caso dell’allegro brano (molto U2, a dire il vero) “Summer we come”, dell’intensa e drammatica “Forgive me” (che vede la presenza di un bel violoncello), o della conclusiva “Leaving home”, anch’essa con tanto di violoncello, cui si arriva però stremati, rischiando quindi di darle un peso decisamente inferiore a quanto meriti e che il lungo assolo di chitarra ci sembri interminabile. L’album in definitiva si lascia ascoltare piacevolmente: a parte qualche intervento limitato (il violoncello, alcune parti di tastiera e chitarra…) la strumentazione è interamente appannaggio di Hansi; l’apporto della maggior parte degli ospiti è prettamente vocale, a ricoprire i ruoli dei vari personaggi della storia. Questo però non dà all’album un sapore da opera rock: le varie sequenze vocali sono poco diversificate l’una dall’altra e si amalgamano molto bene tra di sé, con la parte del leone ricoperta dal vecchio compagno Baggi Buchmann. “Leaving home” è insomma un discreto lavoro che concretizza l’attività di un musicista di cui il mondo Prog aveva perso le tracce ma che qui dimostra di non aver mai perso il filo della sua passione.
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Alberto Nucci
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