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STEVE HILLAGE BAND |
Live in Amsterdam 2006 at the Gong Family Unconvention (DVD) |
G – Wave / Gonzo Multimedia |
2012 |
UK |
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Un documento la cui importanza storico-musicale va oltre ai contenuti stessi, peraltro più che discreti. Innanzi tutto perché si tratta di un concerto compreso nella tre giorni svoltasi al Melkweg club di Amsterdam, in cui i membri originari dei celeberrimi Gong si sono esibiti con i relativi set personali, portando cioè sul palco la propria pluridecennale carriera; e poi perché, last but not least, si tratta della prima live performance della band del chitarrista Steve Hillage da poco più di venticinque anni a questa parte. L’ultima esibizione, infatti, risaliva al 18 dicembre 1979 al Music Machine di Londra. Sarebbe seguita una carriera di produttore (anche con i Simple Minds) e qualche altro album di poco conto. Entrato a far parte dello stralunato gruppo psichedelico nel ’73, Hillage vi rimase per un altro paio di anni e con i suoi solismi innovativi portò i Gong ben più in là delle strambe favolette musicali che parlavano di ortaggi spaziali e teiere volanti ad opera del fondatore australiano David Allen. Partendo da un caposaldo di natura hendrixiana, il musicista britannico eleva gli insegnamenti di base (già di per sé rivoluzionari) verso un cosmo che viaggia vicino le curve dimensionali, permeato di colori ed effervescenze simili a quelle marine. Tra echi e riverberi, Hillage conia quello space sound che avrebbe fatto scuola negli anni a venire, diventando egli stesso una pietra miliare ed imprescindibile per le generazioni future. Così facendo, in un album come “You” saranno presenti delle tracce che indirizzeranno il Canterbury-sound di uno degli ensamble internazionali aperti per eccellenza verso una capacità evocativa senza precedenti (anche se le fole saranno sempre presenti in maggioranza). Prima di approdare alla corte dell’alieno Allen, il chitarrista aveva militato nei Khan e, sotto lo pseudonimo di Simeon Sasparella, negli Arzachel assieme a Dave Stewart (le note di copertina parlavano di un singolare manipolo di musicisti che aveva composto l’unico album in una misteriosa caverna in Ucraina). Tornando ai Gong, subito dopo l’abbandono del leader fondatore il sound virerà verso qualcosa di diverso; Steve darà il meglio di sé nelle esibizioni live, ma quando le redini verranno prese definitivamente dal batterista francese Pierre Moerlen e si passerà dichiaratamente al jazz-rock, lui non ci sarà più, sostituito dal virtuoso Allan Holdworth. In questo frattempo, Steve Hillage avrà già inaugurato la propria carriera solista, che almeno per i primi quattro album (“Fish rising”, “L”, “Motivation radio” e “Green”, più l’imprescindibile “Live Herald”) rimarrà molto vicino a quanto eseguito con la band anglo-francese. Poi, pian piano, lo scivolamento verso musiche più commerciali ed addirittura nella dance di gruppi come i System 7. Questo live, quindi, stampato sia in DVD che CD, viene accolto dai die-hard fans con grande clamore, così come del resto dimostra l’entusiasmo del pubblico presente al club. Con lui, la compagna Miquette Giraudy e Chris Taylor (nella band di Steve negli anni ‘70) ai sintetizzatori, il virtuoso bassista Mike Howlett (presente su “Fish Rising” nel 1975) ed il batterista Chris Taylor (nei Gong durante gli anni ’90). Una scaletta che inizia con l’orecchiabile “Hello Dawn” da “Motivation Radio”, dove Hillage ed Howlett danno subito sfoggio di grande bravura. Le inquadrature, tra l’altro, permettono di carpire ogni passaggio delle mani dei musicisti. Con la seguente “It’s All Too Much”, cover dei Beatles presente su “L”, si ha la sgradevole sensazione – anche per il tipo di colore delle immagini – di assistere ad uno di quei banali festival bar degli Eighties, in cui i protagonisti davano l’impressione di fare chissà che ed invece non combinavano assolutamente nulla; difatti gli assoli della chitarra, molto profondi, sembrano entrarci ben poco con tutto il resto. Per fortuna si cambia subito registro con l’abbondante estrapolazione dall’album di debutto: le tre parti di “Aftaglid”, soprattutto l’ultima, riportano i protagonisti sulla giusta carreggiata, attuando un salto nel tempo con la successiva “Solar Musick Suite” divisa in due parti. Psichedelia visionaria allo stato puro, che raggiunge il top in “Solar Musick Suite part 2 – The Dervish Riff”, in cui Hillage raggiunge l’apice del solismo viscerale, eguagliando per intensità l’assolo di “Master Builder” eseguito su “Live etc.” (1977) e facendo capire una volta per sempre da dove proviene l’ispirazione dello psychedelic-prog arabeggiante dei connazionali Ozric Tentacles. Chiusura con il classico “The Salmon Song”, tra luci che simulano l’immersione nel blu del mare (lisergico) profondo, e “These Uncharted Lands” da “For To Next”, mai eseguita live in precedenza. Un’esecuzione accompagnata da immagini di luoghi che sembrano sacri, donando al finale un senso di profonda misticità. Ma a questo punto, fatta salva l’importanza di cui si parlava in premessa, è d’obbligo fare una considerazione fondamentale: tutti gli appassionati di Hillage si saranno resi conto che buona parte dei brani è stata già abbondantemente proposta nelle precedenti uscite live, bootleg compresi, e che alla fine sembra un po’ di bere sempre la stessa acqua. Francamente, la lunga intervista finale in cui Steve e Miquette illustrano la loro (comunque interessante) carriera non sembra essere poi elemento da avere a tutti i costi. Volendo sintetizzare il concetto, chi conosce perfettamente la discografia dell’innovativo chitarrista inglese non avrà tra le mani nulla di nuovo, anche se, è giusto dirlo, la versione in CD presenta dei pezzi in più risalenti al concerto tenuto il 14 dicembre 1979 al Sonesta Koeplkerk sempre ad Amsterdam, poco prima dello stop definitivo (è dunque questo un emblematico ritorno?), oltre ad una primissima versione della “Solar Musick Suite”. Chi ha il già citato “Live Herald” (1979) potrà benissimo farne a meno. Chi invece si sta avvicinando soltanto adesso a questo artista, avrà a disposizione un simpatico documento audio-visivo che lo invoglierà ad approfondire il discorso.
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Michele Merenda
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